"Di Amore e di Sensi", un doppio avvenimento, o se volete un unico monologo di un artista che si esprime con le parole e con i colori. Due forme espressive e un unico filo conduttore, la voglia di comunicare. Una tela che pretende di raccontare storie, come se fosse il sipario aperto di un teatro, e una pagina scritta con l’emozione del principiante che regala colori per far gustare sapori d’altri tempi. In fondo è questo che si pretende, da chi dice di fare Arte. Un doppio titolo, Amore e Sensi, perché è di Amore che si parla nel romanzo breve, una sorta di compendio di sciocchezze o verità sul tema, e di Sensi, percezioni, che animeranno le tavole esposte.
Se pensavate che dell'Amore si fosse scritta ogni cosa, bisogna che vi rassicuri, ma con garbo. Dubito fortemente che non ci siano altre sciocchezze da aggiungere....Spiegare cosa sia l’Amore non è certo cosa facile, ma il personaggio del romanzo accompagna il lettore alla scoperta di nuove chiavi interpretative, che ne diano almeno un senso. Il pretesto, una giornata di pioggia da “passare” lontano dalle arpie di casa, la moglie e la suocera. Appassionato di lettura per deformazione professionale, egli che insegna in una scuola, scorre le pagine di una rubrica culturale e incappa nell’autore di turno. Un giovane scrittore alle prime armi che pubblica un libro, che contiene una strana formula capace di catturare la sua attenzione:
T= t1 + t2 + t 3 + …+ t n +…=SOFFRO TANTO… MA IO AMO
E’ la formula che spiega il paradosso di “Achille piè veloce e la tartaruga zampa lenta” di Zenone. Ma è anche la formula che il giovane autore utilizza per spiegare il paradosso che lega gli esseri umani e l’Amore. Si apre da quel momento una specie di rivalità fra i due personaggi, che in certi momenti paiono essere la stessa persona, che parte da una dicotomia inconciliabile e sfocia in una compiaciuta approvazione delle posizioni del giovane Catullo. Questo ultimo più incline alle romanticherie e all’Amore idealizzato che prende corpo con le poesie, più rude, almeno in apparenza, la posizione del professore, che pensa dell’amore il peggio possibile. Egli ha vissuto esperienze che l’hanno tormentato a tal punto non credere e non cadere nelle trappole che l’amore tesse per mezzo della donna. Per lui, dopo la morte della donna a cui aveva consacrato il cuore, Anastacìa, l’amore non ha più nulla da regalare se non inganni. Preferisce a quel punto, si suppone, le “avventure di un momento”. Pare non condividere neppure l’idea che ci si possa sempre innamorare continuamente senza lo sconforto di una “fine”. Un romanzo breve con il pretesto della poesia, o viceversa se volete, dove il romanzo viene usata come un cavallo di Troia per accompagnare alla lettura di una poesia romantica, eppure cruda e carnale. Un poesia che vive in ogni cosa che ci circonda, anche se non ci facciamo quasi più caso.
Il contorno è una personale di pittura, “Sensi”, che ha già toccato altre città italiane, fra queste Rieti e città di Città di Castello, e a cui molte altre seguiranno. L’artista approda in un “luogo” nuovo partendo dalla centralità delle “forme”, del “colore” , degli “istinti”, del “subconscio”, del “insolito”, del “irreale”, del contrasto fra “chiari e scuri”, della “musica” e del “eros”. Un filo di Arianna, che attraversa un impossibile gomitolo di “tavole” rese vive dopo essere state addomesticate e maltrattate, conduce a una considerazione semplice: la pittura è una forma d’arte unica che nella visione cruda dell’artista difficilmente ama convivere con le cose scontante, le sciocchezze, le sovrabbondanti contaminazioni, la provocazione fine a se stessa. Ha coniato quello che per certi versi potrebbe essere, o forse lo è, un passo di un romanzo: <<Ogni violento colpo di pennello inferto sulla tela trasuda sangue della passione di un artista>>. Una riflessione che è sicuramente lo specchio di un modo di vivere la creazione, il parto, a volte tormentato, a volte divertito, del proprio genio. L’Arte è quel manifesto dettato dalla propria voce interiore che assume le sembianze di una nota, di un tratto di pennello, di un verso poetico. Non credo ci sia altro modo di sintetizzare quel fuoco interiore che brucia dentro a questi pochi e dannati eletti che hanno la presunzione di comunicare emozioni. Stati di allucinazione, desideri spesso carnali, allusioni e subliminale costringono a soffermarsi almeno un attimo per capire. O almeno tentare di capire. In fondo, il colore e le forme non sono che pretesti attraverso i quali si concretizza il mondo delle idee che campeggia fra i neuroni sognanti del pittore. Ama come pochi la sfida al "contemporaneo" e per questo si autocensura preferendo la nicchia alla mischia, l'ammasso delle mode. Se è vero che ogni artista nasce con una missione, la sua è quella di raccontare, facendo delle tavole una sorta di rappresentazione teatrale, dove spesso le scene si sovrappongono caoticamente, lasciando libero sfogo ai sensi.
Per la realizzazione del romanzo mi sono avvalso di due preziose collaborazioni:
IN COPERTINA: "Tutto in una goccia" foto di Viviana Alessandrini.
PREFAZIONE DI MARINA LETO
questo è il link della mappa per raggiungere il Convitto "Regina Elena"
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