ANDREA CHIESI : "PERPETUUM MOBILE" solo show, Berlino
a cura di Rossella Moratto e Paola Verde
vernissage venerdi 27.05.2011 c/o XLAB Corrosive Art Farm
Andrea Chiesi da sempre esplora le periferie urbane, spazi resi obsoleti dalla smaterializzazione del lavoro: zone dismesse simbolo del vissuto collettivo, luoghi misteriosi, ancestrali, decadenti. Per la sua prima personale a Berlino, l´artista presenta un progetto inedito: ritrae una serie di luoghi tra Kreuzberg e Ostkreuz, in bilico tra il passato e la cancellazione. Una mappa personale composta da 23 disegni e oli su tela che si sviluppa attraverso lo sguardo di Paola Verde, fotografa milanese che vive a Berlino e porta avanti con la fotografia una ricerca analoga. Un percorso attraverso lo sguardo dell´altro, nato da un incontro casuale e a distanza, che conduce il visitatore attraverso un mondo onirico e oscuro dove il Tempo si e´fermato. (Rossella Moratto)
Ognuno ha nel cuore la propria città ideale, fatta dai luoghi conosciuti, dagli scorci nascosti, dai percorsi preferiti e così la stessa città può apparire milioni di volte differente se vista da altrettanti occhi diversi. Ma può capitare che esista una città, o un luogo lontano simile al Sogno, dove pervade una stessa visione comune, identica fin nel profondo e un sentire interiore così intimo e oscuro fatto della stessa colonna sonora. Gli scenari di questa metropoli parlano di edifici dagli occhi minacciosi come finestre nere, palazzi fatiscenti eppur così magnetici, cortili assolati che nascondono il Tempo, interni industriali nel silenzioso eco del rumore dei macchinari, binari abbandonati per viandanti e viaggiatori senza meta.Il soggetto di questa mostra e´la Berlino che sta scomparendo, inghiottita dal cambiamento, in perpetuum mobile, viva, pulsante, travolta dalla velocità come in un film futurista di inizio secolo - ma appartenente a un altro millennio. Luoghi che mentre li stiamo contemplando già forse non esistono più, emblemi di una metropoli in bilico su un mutamento profondo, racconti di un passato dallo scenario romantico di nera decadence.Ho fotografato questi luoghi cercando di trattenerli il più a lungo possibile, prima della loro scomparsa.
Andrea Chiesi dona colore ai miei bianchi e neri, facendoli sprofondare dentro al nero più nero di un tratteggio elegante simile a una danza nel' imbrunire. Li immerge in azzurre profondità silenziose come la Berlino invernale, durante i gelidi mesi in cui il ghiaccio la avvolge . Li interpreta, sollevandoli dal Tempo e dallo Spazio, congelandoli in una dimensione lontana, eppure così vicina al mio modo di percepire l' Altrove, questo mondo parallelo fatto di luoghi dove l'anima riposa e si lascia andare in percorsi silenziosi e interiori, elevandosi tra atmosfere terse e cieli tempestosi, oscuri, mistici, neri, così profondamente neri da far star bene.
Per scattare una buona fotografia in bianco e nero un segreto e´ quello di imparare a guardare in scale di grigio. Ma per osservare bene i luoghi rappresentati da Chiesi bisogna saper guardare in scale di nero, sapersi addentrare attraverso quei tratti senza smarrirsi, attraversare le nostre profondità più oscure, sapersi districare all' interno di quel fitto intreccio di segni e linee senza lasciarsi intrappolare, pur avendo la consapevolezza, come scriveva Nietzsche, che guardando troppo a lungo in un abisso alla fine anche l abisso guarderà dentro di noi. E' un nero così profondo da rimanere attaccato, un inchiostro indelebile che cola dalle pareti, gocciola dal soffitto, si infila sotto alle unghie e permane sotto alla pelle, come un tatuaggio, sensuale e caledoscopico, intenso e monocromo. Assomiglia al riverbero cupo di una macchia d' olio sul' asfalto, al riflesso di uno specchio nero, al suono di una favola sussurrata in notte senza stelle. It is that black. E' un nero che racconta una esistenza, sfiorando i margini, affiorando dal sottosuolo, un modo particolare di vedere: ombroso, silenzioso, profondo, crepuscolare, simile a una melodia barocca, al suono di un clavicembalo nella luce soffusa.
E' impossibile tralasciare la musica quando si parla di Chiesi. Seppur in maniera intrinseca, la componente musicale traspare dalle sue opere, ne riempie gli spazi apparentemente immobili e silenti, e´ dentro ad ogni suo gesto, percepibile in ogni pennellata come un rumore di fondo, il suono prolungato di una nota di basso, una vibrazione dentro al ventre, profonda e oscura come la voce di Jarboe, una melodia che si avvicina al rumore, seppur conservandone l' armonica composizione ed eleganza, in crescendo, dal nero più profondo fino alla luce, fino ad arrivare a stridere, come il grido di una farfalla, fino a toccare le note più acute, come le urla di Blixa Bargeld alla fine di Seele Brennt, le urla straziate di questa civiltà´che va in frantumi, tra edifici che crollano, cattedrali industriali, luoghi abbandonati che il Tempo sgretola.
Queste sono le metropoli del nuovo millennio, scatole vuote abitate da persone alienate, che perdono la memoria ad ogni risveglio. Se il Tempo scorre inesorabile, uno dei compiti sublimi dell' Arte e' quello di consacrarlo all' immortalità. Come un Piranesi del terzo millennio, Chiesi dipinge le rovine della società moderna con la precisione di una incisione, segno dopo segno, come un archetto sapiente che sfiora le corde di un violino, senza sbavature ne' eccessi, invitando lo spettatore ad addentrarsi all´interno di luoghi atemporali, sospesi, trasfigurandone gli spazi nei riflessi di mondi capovolti, in una dimensione sublime dominata da luci a contrasto, ombre nette, dritte come una corda tesa a piombo, appoggiate sul confine tra il giorno e la notte, la realtà e il Sogno.
(Paola Verde)
XLAB CORROSIVE ART FARM
Skalitzer Str.67, 10997 Berlin
www.xlaboratory.org