Uno dei romanzi horror che più mi stanno a cuore è senz’altro Salem’s Lot (Le Notti di Salem), di Stephen King.
Letto e riletto più volte, è un libro costruito con una perfezione rara, soprattutto per il King dell’epoca, che amava parlarsi addosso, complice (ma questa è una supposizione mia) la mancanza di un editor abbastanza coraggioso da mettere becco nei suoi manoscritti.
In fondo il Re vendeva carrettate di libri, quindi perché correggerlo?
Salem’s Lot, invece, ha un passo più misurato, una lunghezza più sobria, senza sacrificare nulla alla costruzione dei personaggi e alla trama.
Per i pochi che non lo sapessero, stiamo parlando di una storia di vampiri, abbastanza classica nella sua struttura. I rimandi ai caposaldi del genere – Dracula e Nosferatu su tutti – sono molteplici. Scritto nel 1975 (il mio anno di nascita!), Salem’s Lot fu pubblicato in un periodo storico-letterario in cui i vampiri non erano certo di moda come ora. Anzi, venivano visti come il retaggio di un modo desueto di fare horror, in puro stile Hammer.
Eppure, buon Dio, il romanzo funzionava allora come funziona ancora oggi.
Non a caso viene continuamente ristampato.
Salem’s Lot è un’opera che a King sta molto a cuore.
Non a caso ha riutilizzato uno dei personaggi (Padre Callahan) nella saga della Torre Nera. Lo stesso paese immaginario, Jerusalem’s Lot, viene citato in altri romanzi e racconti.
Molti anni dopo la prima pubblicazione, King ha anche scritto un articolo in cui mette in relazione il Dracula di Stoker al Signore degli Anelli di Tolkien. Articolo che fa da prefazione alla ristampa del 1999 di Salem’s Lot. Non so se è possibile recuperarlo in Rete. Se così fosse, dateci un occhio perché è molto interessante.
Il romanzo conta ben tre trasposizioni sul piccolo schermo:
- Le notti di Salem – miniserie TV del 1979 (esiste anche una versione corta da 112′)
– I vampiri di Salem’s Lot – film del 1987 seguito della miniserie TV
– Salem’s Lot – miniserie TV del 2004 rifacimento della miniserie del 1979
Nessuna di esse riesca a ricreare la grande atmosfera evocata nelle pagine scritte, anche se tutte e tre le versioni hanno un qualche merito.
In particolare la caratterizzazione del vampiro Barlow, che stende poco a poco il suo sudario insanguinato sul piccolo paese del Maine, è un grande omaggio al Nosferatu cinematografico, cosa che esula dalla versione cartacea di King, ma che nella miniserie del 1979 funziona assai bene. Tanto che molte fan art omaggiano questo Barlow, pallido, animalesco, spettrale.
Salem’s Lot è un romanzo che qualunque vero appassionato di vampiri dovrebbe leggere e rileggere.
Pur nella sua impostazione tradizionale, nel suo raccontare una classica storia di succhiasangue e di cacciatori (improvvisati) dei medesimi, il libro è godibilissimo e pieno di momenti a effetto.
C’è un King ad alto livello, dietro questo romanzo. In forma e gagliardo, il buon Stephen ha saputo arginare la tentazione di debordare in un’originalità spesso a doppio taglio, procedendo invece a “sgrassare” un mostro archetipo, trasportandolo dalle cupe valli della Transilvania alla provincia americana. In questo viaggio virtuale, da allora ripetuto centinaia di volte da centinai di scrittori, il mito del vampiro non ha perso un grammo del suo fascino balcanico.
Una lettura assolutamente consigliata per questo Halloween 2014 oramai alle porte.
A proposito: sui social network gli articoli dedicati a questa festa vengono ora condivisi con l’hashtag #31giornidiHalloween.
Fatelo anche voi.
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