I fratellini di Mad Max

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Mad Max: Fury Road si sta rivelando un successo di critica e di pubblico.
Molti lo definiscono il miglior film di genere del 2015. Un attestato di stima non da poco, ma che probabilmente ha degli elementi di verità. Io, come intuirete, non ho ancora avuto modo di vederlo, ma lo farò presto. La saga di Max è una delle mie preferite e i primi tre film sono invecchiati benissimo. Li preferisco nel loro esatto ordine di produzione: il migliore (parere personale) è il primo, minimalista Interceptor (1979). Segue, ma davvero da vicino, Il Guerriero della Strada (1981). Ultimo, ma comunque assai valido, Mad Max – Oltre la Sfera del Tuono (1985).
Alcuni sapranno che la saga di Max ha dato vita a molti omaggi/plagi nell’ambito dei b-movie e degli z-movie. Parlo di robacce come I Predatori dell’anno Omega (1983), 2019 – Dopo la caduta di New York (1983), L’Ultimo Guerriero (1984) e altri.
Oggi tuttavia non parlerò di questi film bensì di tre fratellini più nobili di Mad Max, che forse non hanno avuto la fortuna che meritano.

Codice Genesi

DENZEL WASHINGTON (center) as Eli in Alcon EntertainmentÕs action adventure film ÒThe Book of Eli,Ó a Warner Bros. Pictures release.

USA 2010
dei fratelli Hughes

Post-apocalittico “classico”, ambientato trent’anni dopo una guerra nucleare che ha devastato buona parte del nostro pianeta, compromettendone anche il clima, Codice Genesi (The Book of Eli) è un film riuscito a metà.
Impreziosita da due attori di primissimo piano – Denzel Washington nei panni dell’eroe e Gary Oldman in quelli del “cattivo” – la pellicola regala ottime interpretazioni e una fotografia decisamente affascinante, che gioca su colori desertici e post-catastrofici.
Ciò che funziona meno, almeno a mio parere, è il piano mistico/religioso che riguarda la figura del solitario Eli, portatore e custode del sapere custodito nella Bibbia e visto come salvifico e rinnovatore per quel che resta della civiltà umana. Non dovrebbe essere il sapere a salvarci? La ricerca, lo sviluppo, la tecnologia? Ebbene no: secondo i fratelli Hughes toccherà alla “parola”. Beh, è comunque un punto di vista.
Comunque da vedere, soprattutto per alcune scene assai riuscite (la casa dei cannibali, su tutte).

Doomsday

Doomsday

UK 2008
di Neil Marshall

Marshall è un regista controverso. Per anni è stato una grande promessa del cinema del fantastico, salvo poi – così dicono alcuni critici – mai sbocciare del tutto.
Per qualcuno questo suo Doomsday è un film incompiuto e non particolarmente memorabile. Io, al contrario, lo trovo un ottimo mix di idee, di sottogeneri, di omaggi.
Doomsday parte come una sorta di film pandemico, con un virus chiamato il Mietitore, che mette in ginocchio il Regno Unito. Il governo riesce infine a isolare gli infetti in Scozia, abbandonandoli al loro destino. Alcuni anni dopo il virus torna a farsi vivo anche nel resto delle isole britanniche, già provate da quanto avvenuto nella prima ondata del contagio. Il Primo Ministro organizza una spedizione nelle wasteland scozzesi, convinto che le comunità selvagge e imbarbarite che sono sopravvissute laggiù possano fornirgli un vaccino contro il Mietitore. Ciò che troveranno oltre il Vallo Adriano è un nuovo, spietato medioevo.
Film adrenalinico e spietato, gode di un’eroina memorabile, interpretata da Rhona Mitra.
Lo consiglio senza riserve.

The Colony

the colony

Canada 2013
di Jeff Renfroe

Piccola pellicola canadese, sconosciuta ai più, The Colony non rappresenta un particolare punto di originalità del cinema post-apocalittico, eppure ha dei meriti che la fanno entrare in questa mia Top 3.
Citando da Wikipedia:
Nel 2045 l’umanità ha costruito torri meteorologiche che controllano il clima a causa del surriscaldamento globale. Le cose però non vanno come previsto, comincia a nevicare e da quel giorno la Terra diventa un pianeta freddo e senza vita. Ciò che rimane dell’umanità vive in bunker sotterranei per fuggire dal freddo estremo , cercando di sopravvivere alle malattie e di produrre cibo sufficiente. Due ex soldati, Briggs e il suo vice Mason, sono a capo di uno di questi bunker, la Colonia 7.
Gli abitanti delle colonie vivono in contatto radio, spesso problematici a causa delle bufere di neve, e sperano di trovare una regione del pianeta non interessata dalla nuova glaciazione. All’esterno di questi enormi bunker sopravvivono pochissimi esseri umani, organizzati in tribù di cannibali.
The Colony ha il pregio di spostare le classiche atmosfere post-atomiche dal deserto arido e rovente ai ghiacci eterni che ricoprono la Terra del domani.
Come dicevo, nulla di straordinario o di imperdibile, ma comunque un buon film.

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