Ogni paese, ogni tradizione culturale, ha il suo bagaglio di leggende metropolitane più o meno datate. Molte sono vecchi di decenni, o di secoli, mentre altre sono figlie dell’industrializzazione e addirittura dell’era informatica.
Esse si catalogano in vario modo. In linea di massima si va da quelle che riguardano creature soprannaturali (mostri, demoni etc), a quelle su fantasmi e spettri, con un ampio raggio di varianti tra questi due estremi. Una terza categoria comprende i luoghi maledetti o infestati. Ed è forse il genere di urban legend che preferisco.
Ogni città, forse ogni borgo, ha il suo luogo maledetto, che sia esso una casa, un palazzo, un magazzino, un bosco, un lago, o magari una strada.
Scrivendo il mio nuovo racconto del ciclo Italia Doppelganger ho scoperto uno di questi posti, situato nel lontano Giappone, terra che mi affascina ma che conosco ancora poco.
Si tratta del tunnel Kiyotaki, situato nella prefettura del Kansai.
La sua costruzione risale al 1927 ed è marchiata da un presagio veramente infausto: misura 444 metri. Il 4 è il numero della sfortuna, secondo la tradizione nipponica (un po’ come il 17 per noi).
Gli operai addetti alla costruzione del Kiyotaki erano sottopagati, avevano degli orari di lavoro tremendi e godevano di scarsissime misure di sicurezza. Come se non bastasse erano spesso costretti a fare le pause di lavoro (e le notti di riposo) direttamente negli scavi del tunnel, ovvero in un luogo oscuro e dall’aria insalubre.
I decessi per incidenti di lavoro furono parecchi.
Da allora la superstizione popolare vuole che i fantasmi degli operai morti nel ’27 infestino la galleria, perseguitando gli automobilisti che la percorrono, al fine di farli andare a sbattere. Per farli morire, insomma.
Questi spettri apparirebbero all’improvviso, sbucando dalle pareti, per saltare davanti ai fari accesi delle auto.
Provate a immedesimarvi nei poveretti che se li trovano davanti: mantenere il sangue freddo è quasi impossibile, anche se oramai la fama del tunnel è ben nota a tutti i giapponesi.
Un altro modo di manifestarsi tipico dei fantasmi del Kiyotaki è quello di gemere, lamentarsi e talvolta di gridare, questa volta rimanendo “fusi” con le pareti della galleria. Non a caso il Kiyotaki è stato soprannominato “Tunnel Urlante”.
Ma non è tutto.
Il tunnel è fornito di uno specchio, di quelli usati per aiutare la visibilità stradale, specialmente in presenza di curve strette. Se qualcuno, riflettendosi in questo specchio, vede al suo fianco un fantasma, la sua fine è vicina. Pare infatti che gli spettri del Kiyotaki siano anche psicopompi, messaggeri dell’aldilà. Portatori di presagi di malaugurio.
Infine il tunnel ha quella caratteristica tipica di alcuni luoghi maledetti, ovvero quella di variare le sue dimensioni (o comunque di trasmettere questa forte impressione). Alcuni automobilisti lo percepiscono infatti come notevolmente più lungo dei suoi famigerati 444 metri. Questo inquietante fenomeno accade soprattutto di notte, quando l’attività spiritica è più intensa.
Come se non bastasse, il tunnel ha attirato, nel corso degli anni, alcuni aspiranti suicidi.
Oltre agli automobilisti che sono andati volontariamente a schiantarsi contro le pareti della galleria, c’è anche il caso di una ragazza impiccata a pochi passi dall’ingresso alla galleria.
Un vero e proprio luogo assetato di sangue.
Articolo di Alex Girola: https://twitter.com/AlexGirola
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