I MULINI DI DIO
è stato scritto
mostra di Ciro Palumbo
a cura di Alessandra Frosini e Stefano Gagliardi
24 aprile - 7 maggio 2015
Ex Ospedale San Rocco
Piazza San Giovanni Battista, Matera
Vernissage: venerdì 24 aprile alle ore 17,30
Ex Ospedale San Rocco
Conferenza-Dibattito con Lech Majewski (regista): sabato 25 aprile alle ore 17,30
Sala conferenze dell’Ex Ospedale San Rocco
ORARI
Mattino dalle 10 alle 13 / Pomeriggio dalle 17 alle 20
INGRESSO GRATUITO
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INFO
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Associazione Penta Group: tel. 080.3322519 / 338.2187157 - Email: aps.pentagroup@libero.it
In occasione della mostra sarà ospite d’eccezione Lech Majewski (regista del film “I colori della Passione”) che porterà il suo contributo in una conferenza-dibattito sabato 25 aprile, presso la sala conferenze dell’Ex Ospedale San Rocco di Matera.
Nel 2011 il regista Lech Majewski, ispirandosi al dipinto del 1564 “Salita al Calvario” del pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio, dirige il film “I colori della Passione”. L’impianto dell’opera si costruisce sul saggio The Mill and the Cross del più grande contemporaneo conoscitore di Bruegel, lo storico d’arte Michael Francis Gibson.
Ciro Palumbo rimane emotivamente colpito dalla visione fortemente pittorica del regista che, attraverso fondali sovrapposti a riprese in ambienti reali, attua una magistrale scomposizione del dipinto di Bruegel.
Da questa suggestione nasce in Palumbo il desiderio di approfondire lo studio della poetica del pittore cinquecentesco e da questo punto di partenza nasce la serie di opere “i MULINI di DIO”, una sua personale visione filosofica della parabola umana che, come una ruota, gira e si ripete nel tempo. Cambiano i soggetti, cambiano i tempi, ma la storia umana pretende, sempre e comunque, il sacrificio di un capro espiatorio per peccati che reputa non suoi. Tutto questo sembra avere origine da una fede spesso non risolta e in perenne conflitto con le ragioni del cuore e gli inganni della mente. Ciro Palumbo fa proprio questo dramma e ricompone le tavole come in una Via Crucis dove la ricerca di un’armonia con il Divino, inesorabilmente si scontra con il cedimento dell’animo umano di fronte al dolore e al mistero della morte. L’artista, mentre è consapevole dell’inesorabilità ciclica di questo dramma umano, indica per se stesso e per noi, il percorso e la speranza di una possibile salvezza. La Mostra “i MULINI di DIO”, presentata a Nola (NA) nell’ottobre del 2014, prosegue il suo viaggio nella città di Matera per approdare poi a Firenze. In ciascuna di queste sedi l’occasione di una più approfondita riflessione del viaggio pittorico già intrapreso con l’aggiunta di nove opere a olio, sia su carta che su tela.
La mostra a Matera diventa “I MULINI DI DIO - è stato scritto”
A Matera che è terra di luce e di pietra che quasi si creano l'una dall'altra. La pietra bianca calcarea che è montagna, ma anche cavità, il Sasso che diventa ventre materno e che accoglie la vita: una città-pietra che è anche città-croce, scelta inoltre da registi come Pier Paolo Pasolini e Mel Gibson per ambientare il dramma della Passione in film divenuti celebri.
Ciro Palumbo presenta opere con intense tonalità di colore bianco sotto il sole ferocemente antico della Gerusalemme italiana: il destino dell'uomo, il dramma del dolore e il desiderio di salvezza qui si uniscono con il bianco simbolico della pietra e della luce, fondendo in maniera armonica l'idea concettuale con quella del simbolo che rievoca la memoria. Ed il bianco è colore simbolico per eccellenza, assenza di colori, perché li inghiotte tutti in sé, è considerato luce e simbolo della spiritualità e della trascendenza in tutte le culture, e interpretato, secondo l'Apocalisse di Giovanni (7, 13-14), come il colore della purezza ottenuta col sacrificio fino al martirio.
La mostra “I MULINI DI DIO - è stato scritto”
È stato scritto: che la verità non è mai nuda ma è sempre celata nell’evidente.
Ciò che “è stato scritto” è forse il destino dell'uomo, che si ripete incessante, il destino del sacrificio umano che chiede le proprie vittime, per continuare a mantenere il suo equilibrio ancestrale. Quello che “è stato scritto” appartiene alle narrazioni della Passione dei vangeli canonici (ma anche di quelli apocrifi), come appartiene alla ciclicità del destino umano, al mondo in cui tutto ritorna o in cui tutto in una mobile, ricorrente eternità resta uguale a se stesso, e che richiama il concetto di “pasta sfoglia del tempo” teorizzato da Hans Magnus Enzensberger, secondo cui il tempo (e la storia) trova la migliore rappresentazione della sua complessità e commistione attraverso il paragone con la pasta sfoglia e il suo caratteristico sovrapporsi di strati, in cui non esiste un “nuovo”, perché “ciò che di volta in volta rappresenta il nuovo è solo un sottile strato che galleggia su insondabili abissi di possibilità latenti”.