Nel tempo libero mi occupo di magia sumera

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Ogni tanto mi capita di imbattermi in persone che si definiscono appassionate di scrittura.
Pausa. Un passo indietro.
Intendo dire che ogni tanto (non molto spesso) mi succede di incontrare degli aspiranti scribacchini al di fuori dell’ambito della scrittura. Ovvero, per esempio, nel mondo analogico.
Avete presente quando, parlando del più e del meno con una persona conosciuta da poco, il discorso va a toccare la faccenda “hobby e passioni”? Ecco: in quel momento può capitare che il sottoscritto violi uno dei suoi comandamenti, ovvero quello che recita: “mai svelare ai profani che sei uno scrittore”.
Quando tradisco questo sano proposito posso infatti incappare in Tizio che risponde: “Ma daiii? Anche a me piace scrivere! Da qualche anno sto lavorando a un romanzo!” Dopo questa rivelazione segue l’imbarazzante domanda: “Ma tu, per esempio, cosa scrivi?
Già.
Dopo anni e anni ho capito che a questa domanda è meglio dare una risposta neutrale: “Mah, scrivo storie d’avventura… thriller.”
Questa è una risposta socialmente accettabile.
Altre volte invece opto per la sincerità.

Scrivo storie di mostri giganti, di mondi paralleli. Scrivo racconti di ucronia, di doppelganger, di vampiri energetici, di supereroi e di cacciatori di streghe.

Che poi è quello che faccio.
Questa risposta finora ha sempre generato sguardi tra il perplesso, lo spaventato e il bovino.
Sì, perché al di fuori delle nostre sicure, accoglienti comunità virtuali di appassionati, certi argomenti sono sconosciuti, alieni, persino sospetti.
È un po’ come se mi mettessi a recitare incantesimi negromantici sumeri durante un congresso di Comunione e Liberazione.

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Eppure esistono paesi in cui dichiararsi autori di horror, di fantascienza, o più genericamente di racconti del fantastico genera ammirazione, non ostilità o perplessità.
Peccato che qui la letteratura del fantastico sia conosciuta tanto quanto la già citata magia sumera.
Ogni tanto – ma proprio raramente – qualche autore di altri generi fa delle timorose sortite tra horror e fantascienza. L’editore che lo pubblica si premura di chiarire che sì, questo autore ha scritto una storia con gli zombie, ma che in realtà si tratta di una chiara metafora del problema dei migranti, o della crisi dei valori nella società moderna.
Insomma, non è una storia di intrattenimento e di fantasia: è ben altro.

In questo modo pensavo che potrei elaborare una nuova risposta per i profani curiosi.
Alla domanda “Ma tu, per esempio, cosa scrivi?” potrei replicare così: “Mi occupo di molti generi. Spesso uso l’elemento fantastico per analizzare i problemi reali del nostro paese. Per esempio, nel mio romanzo Grexit Apocalypse ho scritto una storia di mostri giganti che è una metafora dei mostri politici che stanno smembrando l’Unione Europea.

Fico, no?
Sicuramente meglio della risposta reale e spontanea che mi verrebbe in mente di primo acchito.

Ah, poi seguirebbe però un’altra domanda.
Quindi ti ha pubblicato Mondadori?

No, cazzo. Non esiste solo Mondadori in Italia.
E che, dovrei pure spiegare cos’è un autore indie?
Magari al prossimo giro. O magari eviterò direttamente di dire che scrivo.

sutter cane


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