Sì, viaggiare

Viaggi

3 maggio, Bistrita. Lasciata Monaco alle 20,35 del 1° maggio, giunto a Vienna il mattino dopo presto: saremmo dovuti arrivare alle 6,46, ma il treno aveva un’ora di ritardo. Stando al poco che ho potuto vederne dal treno e percorrendone brevemente le strade di Budapest mi sembra una bellissima città. Non ho osato allontanarmi troppo dalla stazione, poiché, giunti in ritardo, saremmo però ripartiti quanto più possibile in orario. Ne ho ricavato l’impressione che, abbandonato l’Occidente, stessimo entrando nell’Oriente, e infatti anche il più occidentale degli splendidi porti sul Danubio, che qui è maestosamente ampio e profondo, ci richiamava alle tradizioni della dominazione turca. (Dracula – Bram Stoker)

Ogni qual volta il budget ce lo consente, io e la mia compagna viaggiamo.
Ultimamente prediligo le “toccate e fuga”: due giorni in una città europea. Troppo pochi per visitarla davvero, abbastanza per aprire la mente a nuove prospettive e culture.
Mi piace anche viaggiare in senso psicogeografico, perciò proprio le città stanno diventando le mie mete predilette – per quanto adori camminare sui sentieri di montagna.
Viaggiare vuol dire anche fare una scorta di cultura e – ma questo è un vizio da scrittore – di spunti narrativi.

Per quel che mi riguarda è meglio spendere i soldi così, che non in case enormi (che non ci godremo mai, perché siamo troppo impegnati a lavorare), in auto di lusso (che poi ci dominano con la loro fredda bellezza) o in capi firmati (che tanto passano di moda in pochi mesi).

Ingrandite la foto se volete scoprire i Paesi e le città che ho già visitato.
Ho viaggiato poco? Ho viaggiato tanto? Tutto è relativo.
Sull’altra pagina della medesima foto trovate i luoghi che vedrò entro i prossimi 12-15 mesi, e anche quelli che mi piacerebbe vedere in futuro.
Alcuni non li visiterò mai, ma è bello crederci.

E voi, quali viaggi avete in mente di fare, fosse anche solo per un giorno o due, anche con mezzi di fortuna?

Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti. (Italo Calvino)

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