L’ambiente letterario italiano è orribile.
In apparenza è pieno di gente che si fa i complimenti a vicenda, ma basta esserci dentro appena un po’ per scoprire rivalità, odi trasversali, liste nere, camarille segrete, sindacati del crimine e un bel po’ di maleducazione.
Questo traspare poco al mondo esterno, ai cosiddetti profani, ma credo che sia un meccanismo replicabile in ogni settore lavorativo o artistico.
Avendo bazzicato un pochino la musica italiana, eoni fa, vi assicuro che lì è anche peggio.
Però un mio collega autore ha questa teoria: “Se al posto di comunicare via Facebook ci incontrassimo davanti a une bella pizza, saremmo tutti più civili, simpatici e collaborativi“.
È vero?
Si tratta della solita retorica “Stavamo meglio quando giocavamo a nascondino in cortile?”
Se ci incontrassimo dal vivo saremmo tutti compagnoni?
Probabilmente sì.
I social network sembrano sempre più spesso tirare fuori il peggio dalle persone.
La litigiosità, in primis. L’egocentrismo, in seconda battuta. Le diversità di carattere. I fraintendimenti.
Dal vivo siamo tutti quanti più civili. Si tratta in buona parte del buon lavoro fatto in fase educativa. Anche con chi ci sta sulle palle cerchiamo di essere cordiali, almeno fin quando è umanamente possibile.
Quindi in un’ipotetico incontro totale-globale tra colleghi autori ed editori ci sarebbero più risate, più relax, più sorrisi. Probabilmente nascerebbero anche delle collaborazioni impensabili.
Ci sarebbe anche sincerità?
Non lo so.
In molti casi sì, in altri meno. Perché, se è vero tutto ciò che abbiamo detto a proposito dei social network che causano l’imbruttimento delle persone, vale anche il discorso che essi – di tanto in tanto – fanno trasparire i lati nascosti della gente (anzi, della gggente). Fanno emergere la tendenza a una certa prepotenza, o l’attitudine al comando, non necessariamente intesa come cosa positiva.
Quindi non è possibile definire uno scenario assolutamente migliore dell’altro.
Online sarebbe opportuno darci tutti una calmata.
Dal vivo si stringerebbero amicizie, magari di comodo, ma non è detto che un buon professionista sia alla ricerca di amici (presumo che ciascuno di noi li abbia altrove).
Voi che ne pensate?
Come funziona nei vostri settori di riferimento?
(A.G. – Follow me on Twitter)
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