Borgo Pliss (4): Ingresso sul retro

18 settembre

L'uscita sul retro lo conduce nel cortiletto interno, spoglio e buio. Il negozio si trova in un complesso tipico della vecchia Milano. Dal lato opposto del cortile c'è un cancelletto aperto.
Massimo lo attraversa e si ritrova su una strada deserta. Sembra piuttosto simile a quella in cui ha trovato il negozio, ma non c'è nemmeno un'auto parcheggiata. Perfino i lampioni sono pochi, il che getta la via in piena penombra.
Controlla la sua posizione sul GPS del cellulare, ma non riesce a trovare campo. Visto che starsene lì lo inquieta un po', decide di muoversi verso nord. Se il senso d'orientamento non lo tradisce dovrebbe ricongiungersi presto con via Battaglia.
Cammina per oltre venti minuti senza incontrare anima viva. Ha incrociato alcune stradine trasversali, poco più che vicoli bui. Si è guardato bene dall'esplorarle. Il maledetto smartphone continua a non trovare campo, come in un pessimo film horror di serie B. A un certo punto si ferma sotto un lampione, recupera la mappa cartacea dalla tracolla e cerca di capire dove diavolo è finito. Peccato solo che non riesca a individuare i cartelli indicativi della via.


A un certo punto si accorge di un particolare inquietante: il silenzio della notte è totale. Dovrebbe sentire il traffico, magari anche in lontananza, ovattato e rarefatto, ma non è così. Solo un cane abbaia di tanto in tanto e non è nemmeno vicino.
Un sospetto assurdo si fa largo tra i suoi pensieri. Cerca di respingerlo, di non considerarlo, ma la forza della suggestione è troppa. Poi, di punto in bianco, dei suoni inquietanti lo distraggono da quelle elucubrazioni. Sembrano passi, passi e chiavistelli.
Più in là, lungo la via, le luci di alcune case si accendono, filtrando attraverso finestre e tendine. L'intero isolato si sta risvegliando, allertato da una presenza indesiderata: la sua. Ci sono ombre strane, movimenti che lo turbano, dietro quelle tende.
Massimo inizia a sudare freddo. Avanza di qualche metro, fino a trovare una trasversale alla sua destra. È un altro vicolo buio. A quel punto gli sembra più invitante che non scoprire i proprietari dei passi che sente.
S'infila nella trasversale, facendo affidamento sulla flebile luce lunare che filtra tra le nuvole. Il vicolo è talmente stretto che sfiora più volte i muri degli edifici ai suoi fianchi. Dopo una camminata che sembra infinita il passaggio sbuca in una piazzetta altrettanto deserta.
C'è qualcosa che non va. Massimo lo nota subito. Una fontana domina la scena. Al centro della vasca c'è la statua di una donna velata, che non ricorda di aver mai visto. Lo zampillio dell'acqua è l'unico suono nel silenzio assoluto. I palazzi e le case che intravede grazie ai pochi lampioni, che per fortuna qui ci sono, sembrano monoliti, fossili preistorici. Dove diavolo è finito? Si siede sui gradini della fontana, smanettando col cellulare. Non c'è verso di prendere il segnale. Se non fosse ridicola solo l'idea ammetterebbe di essersi perso.
Visto che comunque ha in programma di camminare quasi fino all'alba decide di rimettersi in marcia. Da qualche parte dovrà pure arrivare. Qualcosa gli dice che l'importante è non farsi trovare dai tizi che si è messo alle spalle, chiunque essi siano.
Ha anche la sensazione di essere spiato, ma forse si tratta solo di paranoia. Maledicendo Cantamessa si dirige ancora verso nord.

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