"Water is the master verb: an act of perpetual relation” – RH.
Si tratta di un’istallazione del 2003 presso un’antica banca di Londra. In uno spazio quadrangolare, sono state distribuite in ordine sparso delle fotografie scattate da Roni Horn in un arco di tempo di dieci anni. Ogni immagine ha un verso e un recto. C’è una costante: un lato di queste fotografie raffigura sempre la superficie dell’acqua. L’altro lato può ospitare un volto androgino di un ragazzo, il primo piano di un uccello.
Dubbio e acqua.
ACQUA: E’ necessaria una premessa. Roni Horn ha più volte descritto l’acqua come liquido nella sua dimensione metaforica di acqua interna. Acqua come veicolo per traslochi spaziali, come conduttore di emozioni, geografia dell’acqua, acqua come sentiero di scoperta, impossibilità di ancoraggio attraverso radici, acqua come capacità di entrare in relazione. Tutti questi significati sono fondamentali nel momento in cui le immagini dell’acqua entreranno nell’inquadratura con le altre foto dell’istallazione, creando una composizione unica, destinata a mutare, cambiando il punto di osservazione.
DUBBIO: penso a queste immagini come a delle stazioni. So che l’artista ha descritto la relazione tra queste immagini in termini grafici, come si trattasse di un disegno su cui fosse possibile, con una matita, tracciare le direzioni di queste relazioni. Il luogo del dubbio si colloca su queste traiettorie. Mi spingo oltre e penso che il dubbio galleggi sull’acqua. Non è infatti l’immagine dell’acqua l’unico paradossale punto fermo/certo di questa istallazione? Un lato di queste stazioni raffigura sempre l’acqua. Il movimento allora è fondamentale. Spostandosi si interagisce con un insieme in costante trasformazione. Le immagini compaiono e scompaiono. Ciò che era visibile da un’angolazione si perde cambiando il punto di osservazione. A seconda di come si orienta il proprio corpo, muta la combinazione di immagini visibili e nascono nuovi quadri. A complicare il tutto sono i frequenti inganni ottici: molte immagini infatti si somigliano e la possibilità di incorrere nell’equivoco è molto alta. Non solo. Osservando attentamente queste immagini si possono notare delle sottili variazioni nell’espressione del volto androgino, nel piumaggio degli uccelli, nei cambiamenti di luce sulla superficie dell’acqua. In agguato quindi ci sarebbe la minaccia di una confusione. Ma se penso che tutto è in movimento e attraverso il movimento viene trasformato, concordo con Carter E. Foster che quest’opera è una dichiarazione dell’impossibilità di imbattersi nello stesso evento nonostante lo si guardi di continuo.