Comunicato stampa – Intervista Grace Zanotto
Quaz-Art (http://www.quaz-art.it/index.php), il nuovo portale d'Arte dedicato alla ricerca d'avanguardia, pazientemente votato alla sollecitazione e alla sensibilizzazione del più vasto pubblico possibile nei confronti dell'arte digitale e più in generale dell'arte sperimentale, erede dell'esperienza di Lacerba, presenta on line l'intervista all'artista e gallerista Grace Zanotto, fondatrice di Famiglia Margini.
Galleria che condivide la filosofia del portale, che lo sperimentalismo debba essere ricerca, scavo e sabotaggio di configurazioni artistiche consolidate
Di seguito un estratto dell'intervista, leggibile per intero al link
http://www.quaz-art.it/ita-art.php?arte=famiglia-margini
Ciao Grace, chi sei, come ti descriveresti ad un estraneo?
Quando non so da che parte iniziare "Salve!" Un bel "Salve!" con voce squillante, che tradisce un simpatico accento veneto.
Grace è un artista di rottura che col suo operare fa specchio alle provocazioni e ai giochi di potere della realtà, direi così nel mio ruolo di coraggiosa curatrice d'avanguardia.
In qualità di gallerista talvolta amo ospitare Grace e le sue amate sculture "wudu" realizzate con scarti di produzione industriale, le sue rare e micidiali performance che bucano lo stomaco per la crudeltà della società che la circonda e a cui ella si sacrifica con spontaneità.
Nel flusso della mia vita c'è stato l'amore e il pugilato, il restauro, la saldatura, i colori della plastica che fonde e l'odore dolciastro delle resine che scaldandosi prendono forma eterna. Il rifiuto della società e il mischiarsi in ogni forma ibrida con giocosa curiosità. La poesia e lo studio, l'industrial e l'interior design e ancor mille viaggi ed incontri.
Come è nato il progetto Famiglia Margini? Perché questo nome? Come è mutata la galleria nel tempo?
Sono tornata tardi e completamente ubriaca, mi stavano aspettando tutti per scegliere il nostro nome, in effetti ancora pochi erano i granelli nella clessidra che scandiva i giorni all'inaugurazione della nostra prima mostra: Dario Fo e i disegni per una nuova Milano. Un artista sindaco, certamente un'ottima idea! Noi ci credevamo, come in tutti gli "under dog".
Insomma il pavimento obliquo con listelli per cassette della frutta l'avevamo graffettato a terra, costruito i lampadari con sellini di bicicletta e …non mancava che l'insegna.
Dal basso della mia carica di capo tribù dovevo assumermi anche questa responsabilità, ho preso una caraffa piena d'acqua e vi ho girato all'interno un doppio vibratore giallo per catalizzare le energie, abbiamo così dato il via alla seduta spiritica. Ecco che lo spirito dei Margini ci ha incaricato di vivere camminando sulla linea di confine.
La parte siciliana del gruppo s'è alzata facendo risuonare i tacchi e nell'eco di questi ha colpito a freddo i cuori: "La Famiglia!". Famiglia Margini.
Era il 26 gennaio 2006 ed una nevicata copiosa ha dato i natali a Famiglia Margini che nel suo trasformismo si mimetizza in ogni definizione, ma non si chiude in nessuna.
Cosa ami di più del mestiere del gallerista? Cosa invece non sopporti?
Il mestiere lo imparo strada facendo. Ho venduto l'arredamento una camera da letto ed avevo solo otto anni e ricordo la felicità nei loro occhi.
Da li in poi continuo a cercare di esaudire i bisogni di chi mi viene a trovare, regalandoli l'opportunità di circondarsi con le opere d'arte opportune per terapeutizzare la sua cellula abitativa.
L'artista vuole comunicare e cresce nell'incontro con chi recepisce il suo messaggio, il collezionista a sua volta è alla ricerca di ciò che lo possa riempire.
Io sono il medium, come in un'agenzia d'appuntamenti amorosi. E non è vero che in amore non si cerchi un business fruttuoso…
Non sopporto le gabbie, le truffe e gli snobismi. Non capisco la concorrenza nel fare arte e gli specchietti per le allodole. Non mi piace il politico che allunga le mani, né le bionde arriviste.
Quale è il tuo metodo di lavoro? Cosa ti ispira il concept di una mostra? Come lo sviluppi?
La mission di Famiglia Margini è "Salvare l'umanità da se stessa".
Ogni mostra è una tappa del percorso, un dialogo fra le tecniche, un simposio di pensieri.
L'arte nasce da un'emergenza e lancia idee visionarie che accompagnano l'esistenza sulla strada della luce bianca. Il paradosso sociale è lo spunto per lanciare punti di domanda che aprano le porte a soluzioni altre.
Il mio gusto si forma sulla bellezza dell'innovazione, sulla purezza del rapporto con la materia e il coraggio dell'ibridazione. Rigore e professionalità nella ricerca è ciò che richiedo agli artisti che partecipano ai progetti.