FLAGS
IVAN BARLAFANTE, FABRIZIO COTOGNINI, RÄ DI MARTINO, RUBEN MONTINI, DAVID RICKARD, ALESSANDRO SAMBINI, ELISA STRINNA
e La resa di FABIO MAURI
A cura di
Elena Forin – LaRete Art Projects
Mostra promossa da
Studio Fabio Mauri, Associazione per l'Arte
L'Esperimento del Mondo
Ospitata da Microclima, il programma culturale della Serra
Serra dei Giardini, Venezia
7 maggio – 2 agosto 2015
Inaugurazione 6 maggio ore 18.00
Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00
Vaporetto linea 1, 2, 4.1, 5.1, fermata Giardini
Mi sono sempre chiesto che opere farei di fronte all’Apocalissi. Una moltitudine di effetti straordinari non dovrebbe mancare.
E neppure la disperazione che l’inverosimile risulti vero.
Fabio Mauri, La Resa, 2002
Fino a che punto siamo disposti a rinegoziare le nostre certezze e quali strategie possiamo mettere in campo per produrre
visioni e versioni alternative a quelle stabilite dalla storia, dalla politica, dal mercato o dal tempo?
Cerchiamo equilibrio, certezza e stabilità, e in un periodo in cui vanno individuate velocemente delle soluzioni, abbattere
gli interrogativi e ridurre le complessità a poli antitetici di valori sembra essere un percorso condiviso da molte comunità
per controllare potenziali contestazioni o panico.
Quando però le costruzioni del mondo diventano entità ferree, finiscono facilmente per erigere “edifici immotivati”:
non è quindi forse meglio arrendersi di fronte a questo rischio e sospendere il proprio essere di fronte a metodi e ad
approcci semplificati al reale, alle cose e alla conoscenza?
Alzare una bandiera bianca significa allora affermare una scelta volta a non esercitare forme di controllo, a superare le
ideologie, e implica quindi la volontà di guardare, cercare e raccontare andando oltre la superficie della rassicurante
accettabilità che abbiamo costruito.
Promossa dallo Studio Fabio Mauri, Associazione per l'Arte L'Esperimento del Mondo la mostra raccoglie quindi alcuni
esempi della ricerca contemporanea in cui la fuoriuscita dal sistema tradizionale di lettura è un punto di partenza
fondamentale; La Resa di Fabio Mauri, un’opera indimenticabile del 2002, costituisce l’avvio reale e ideale di questo percorso.
Pensato per la meravigliosa architettura della Serra dei Giardini, attraverso video, installazioni e performance il progetto non
offre pertanto soluzioni, ma sguardi e narrative alternative, immaginari inediti, ipotesi e domande inconsuete, comportamenti
e strategie di lettura diversificate sull’individuo, la percezione, lo spazio, le immagini e le dinamiche sociali.
Aspettatevi stupore, divertimento, dubbi e non senso: una certa misura di resa può infatti prendere queste forme, può
percorrere queste direzioni, e, come diceva Mauri, può “scoprire forse alternative inedite di pace”.
La mostra, una raccolta di bandiere simboliche che affermano strategie e visioni inconsuete, è pensata come un percorso articolato su due principali linguaggi: quello delle installazioni ambientali e video, e quello performativo.
Il punto di avvio è La Resa, la bandiera bianca montata su una struttura di tubi innocenti che Mauri ha realizzato nel 2002 e che è allestita nel giardino antistante la Serra.
Tra l’esterno e l’interno, le opere degli artisti punteggeranno gli spazi della location creando una mappa di situazioni e di
possibilità in cui calarsi.
Dalle nature ricreate e riflesse nelle opere di Ivan Barlafante (Giulianova, 1967), al futile territorio
creato con aria inglese da David Rickard (Nuova Zelanda, 1975), fino ai palcoscenici surreali e alle rovine di Rä di Martino
(Roma, 1975), all’immaginario auspicato e ricreato di Alessandro Sambini (Rovigo, 1982), alle profonde vibrazioni del tempo
di Elisa Strinna (Padova, 1982) o, ancora, alle pagine cancellate, riscritte e ridisegnate secondo il trasversale alfabeto visivo
di Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983) all’identità e al senso di appartenenza indagato da Ruben Montini (Oristano, 1986),
la mostra tocca quindi differenti modalità e tematiche su cui applicare logiche differenti.
Nella loro – anche profondissima – diversità linguistica, concettuale e visiva, gli artisti e le loro opere hanno in comune
una cifra performativa piuttosto evidente che si manifesta in un rapporto attivo con lo spettatore e con il tempo. Invitato
a calarsi nelle situazioni proposte dalle opere, il pubblico di FLAGS è quindi un “esploratore” invitato a intraprendere un
viaggio nella diversità.
Per rendere ancora più forte e intensa questa spedizione in un universo critico alternativo, nel corso del periodo espositivo
gli spettatori avranno la possibilità unica di partecipare a performance e screenings.