Io, tu, Renzi, Bergoglio e la catastrofe immanente permanente.
La storia della nostra nazione che offende e fa offendere la sua cultura artistica parte da lontano, forse proprio dal Rinascimento e dal suo braccio di ferro con la Chiesa cattolica. L'arte nel giro di poco tempo si è spostata ad essere controllata e il Rinascimento è diventato in tempi brevissimi un Grand Tour per le classi dirigenti dell'altrove che studiavano e si laureavano per entrare nella corte dei "padroni del mondo".
Cosa è successo?
In fondo già nel settecento la nostra cultura artistica era determinata e concepita altrove e si riproduceva stancamente alla corte dell'altrove.
Da Machiavelli in poi, forse anche per sua colpa, ci siamo impantanati con personaggi come Mussolini, Craxi, Berlusconi e Renzi (quasi a chiudere il cerchio), tutti molto vicino alla filosofia d'origine dell'Italia.
Di fatto uno stato Italiano non è forse ancora mai esistito (qualcuno dovrebbe spiegarlo all'Europa) e l'Italia appare paralizzata in attesa di un principe, che anche Gramsci auspicava sotto forma di partito libero dalle oscurità del passato e della tradizione.
Eppure in Italia, ogni qualvolta ci si è trovati davanti ad uno scontro tra lotte sociali e progressiste "Made in Sud", la Chiesa, nel suo braccio di ferro permanente con il principe di turno, si è sempre trovata politicamente al fianco della tradizione e della politica d'innovazione, quasi da intermediaria con il vecchio ordine (dai borboni, ai latifondisti a mafia e camorra).
Questa digressione solo per cominciare a ragionare su come la ricerca artistica in Italia, sia bloccata da secoli, e come la politica è divenuto quasi un linguaggio figlio del sondaggio e del consenso.
Il sondaggio trionfa nei talk show, nei quotidiani e nelle stanze del potere pubblico, detta la dichiarazione nel nome del consenso popolare, fatto legge etica ed estetica.
Questa è la paralisi del linguaggio degli artisti italici, imbroglioni che inseguono l'oracolo del mercato e del consenso, mascherando in questa maniera l'incompetenza.
Il "Renzismo" è l'ennesima Controriforma che gli artisti Italiani subiscono, un ritorno all'ordine permanente figlio dell'estetica fascista degli anni venti.
Parlo di Controriforma e Fascismo come riflessi e specchi della storia della nostra nazione e del suo pensiero unico, una imposizione ideologica del sistema piramidale, del caporalato da caserma che paralizza la diseguaglianza dei linguaggi d'artista che si materializzano attraverso la critica sistematica e permanente all'abuso.
Quanti artisti in Italia conosciamo e sono patrimonio comune, sono stati in grado di dire no (Gramsci e Negri come uomini d'intelletto e di cultura sono una eccezione che tristemente confermano la regola tacita del non dissenso critico come prassi sociale e culturale bipartisan).
Dopo Berlusconi, Renzi (come Bergoglio dopo Giovanni Paolo II e Ratzinger) usa la televisione e compie miracoli attraverso applicazioni e Social Network, s'impossessa del modo di ragionare, stravolge il lessico, impone mode e comportamenti, come è possibile?
Meno del trenta per cento degli Italiani ha un livello accettabile di alfabetizzazione, questo ci rende un popolo manipolabile e complici dell'istupidimento diffuso e riflesso.
Da quando sono nato nella società dei media di massa, per poi emigrare nella digitale, non ricordo attimi di tregua mediatica, ho sempre abitato in un paese e in delle comunità sull'orlo della possibile tragedia collettiva, come valore assoluto in grado di azzerare le reali discussioni di merito e di senso delle cose e forza maggiore anche dei linguaggi dell'arte.