Si "Selfie" chi può.

Nello specifico, il linguaggio artistico di questo secolo tende all'immediatezza, all'aspirazione di vivere direttamente, senza pause, intermezzi; tende alla velocità del flusso comunicativo, privo d'intermediari; immediata e non mediata.

Prima del 2.0, nel secolo scorso, i Maestri Accademici, spocchiosi e vacui, insegnavano e indottrinavano i giovani artisti al: "Prima di agire, guarda, pensa, progetta e poi agisci".

Dopo settanta anni di conquiste d'avanguardia, ingloriosamente indirizzate dal mercato, è arrivata con questo tempo, finalmente una risposta epocale: "agisci prima di pensare e costruisci il tuo linguaggio".

A cosa porta tutto questo?

A una logica del processo artistico vicino al Flash Mob, dove il processo portà alla realizzazione di un processo; muoiono finalmente confronti e dibattiti di senso e dopo ogni operazione, l'artista si comporta come se nulla fosse mai successo, si confonde con il suo stesso pubblico; la sua opera? Parte di esso.

La sua legittimazione? Mai accaduta.

Un suo sito personale? Un cazzo!

Non avrà un sito personale, al limite un blog, il sito lo si considera figlio di una logica vetrinistica e fieristico espositiva del secolo passato.

Usa Social Network, lo mettono al centro del suo sistema dal punto di vista personale.

Usa profili utente per scrivere direttamente messaggi privati, lo fa per non rischiare di apparire un brand.

Arriviamo al suo rapporto con il famigerato  "Selfie", con superficialità, lo si legge come atto narciso, alla luce di quanto analizzato ad ora, possiamo interpretare il fenomeno in maniera diametralmente opposta, è la possibilità di raccontare una sua situazione in un contesto emotivo e fisico nel quale si materializza.

L'estetica del Selfie, è la possibilità migliore di raccontare una esperienza in un momento; il Selfie come tutti i generi del linguaggio artistico di questo tempo è interattivo, immersivo, coinvolgente e partecipato, anche quando appare esteticamente alienato, isolato e disturbante.

Comprendere questa mutazione dei linguaggi dell'arte contemporanea non è semplice, per gli Accademici neoconservatori e citazionisti non lo è mai stato; il Maestro Accademico, nel nome di una sua presunta maturità linguistica (ma un linguaggio nel nome di una presunta maturità può acquisire il diritto all'immortalità e alla persistenza nel tempo?) tendono a non avere pazienza, a rapportare ciò che vivono e vedono ai loro ricordi e al loro stile in formaldeide.

Questo cambiamento epocale di prospettiva va sostenuto senza resistenza alcuna al flusso, lo stereotipo va abbandonato e per questo serve impegno istituzionale, questa generazione di artisti, con la loro mutazione di linguaggio non va persa, è il frutto sbocciato naturalmente, di millenni di evoluzione e complessità del linguaggio dell'arte.

 

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