Lastvagito: Tonichina e l’arte in strada

Gioca con i materiali, rigorosamente recuperati e riusati, per realizzare le sue opere. Gioca coi volti degli amici, con nomi e doppi sensi nel scegliere i titoli.

Tonichina – pittore di strada mitologico almeno nel nome, che mescola l’uomo, Toni, con la sua fedele cane lupo, China – è fino a sabato protagonista ad Amantes, per Lastvagito. Appuntamento anomalo nell’ambito della rassegna che fino a fine novembre si propone come finestra sulla street art cittadina. Tonichina non disegna sui muri, non usa bombolette, non appiccica poster sui cartelloni. Insomma non è né un writer né uno street artist. Tonichina, però, recupera per strada i materiali su cui dipingere, espone e vende le sue opere sulla pubblica via. A Torino, ma anche tra Spagna e Francia, dove tutto è cominciato: “Fino a otto anni fa facevo l’informatico, poi ho deciso di provare a dedicarmi alla pittura a tempo pieno. Sono andato in Francia e ho iniziato a dipingere per strada”.

Nella vetrina al numero 38/a di via Principe Amedeo è possibile apprezzare pochi, ma rappresentativi pezzi del suo repertorio. Entrando l’attenzione viene subito colpita da un enorme crocifisso composto da quattro pannelli: il corpo e le braccia – densi dei dettagli e dei colori che caratterizzano il tratto di Toni – si adagiano su sfondo rosa, mentre il volto è incorniciato in un tiro a segno. I tratti del volto potrebbero risultarvi familiari, è Beppe Grumbi, a sgombrare ogni dubbio la scritta “Inri” è sostituita da “Arci”. Dal sacro al profano, sulla parete di fondo un pannello composto da una serie di assi regala un curioso gioco di specchi. Quasi come se vi si fosse riflesso, appare il furgone decorato con i tipici volti di Galo, che ormai staziona davanti ad Amantes da alcune settimane. Al centro, Toni mentre disegna, riflesso nello specchio usato per dipingere l’opera pochi giorni prima dell’inaugurazione. O ancora i cinque pannelli “autobiografici”, che ritraggono l’artista e il suo cane, racchiusi nel titolo “ToniChina FraMe”, che gioca sulla traduzione inglese di fotogramma.

 

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