E tutti i problemi sono messi in prospettiva. Alle volte si vorrebbe solo scrivere lettere d'amore e non dover sorreggere sulle proprie spalle i problemi del mondo.
Il romanzo di Salvatore Viola intreccia storie e spaccati di vita di studenti fuorisede, che tra storie d'amore che nascono e finiscono, normali ansie e indecisioni sul futuro, devono combattere una città contro una città intera.
Alexander McCall Smith può essere definito il mio scrittore preferito. Il suo saper essere così attento alle minuzie della vita quotidiana, ai piccoli problemi e scelte che affrontiamo ogni giorno, raccontandone con un sottile humour, tipicamente inglese, un'ironia pervadente che fa sorridere sotto i baffi e riflettere, pensando "anche io mi sono trovato in questa situazione". Vi consiglio ogni libro di questo autore, ma in particolare la serie che ha inizio con "44 Scotland Street", che è nato come romanzo a puntate per il quotidiano scozzese "The Scotsman" e racconta della Scozia e della sua gente, mettendo la lente d'ingrandimento su un condominio nel centro di Edimburgo, abitato da personaggi fittizi, a cui sono certa, vi affezionerete presto. Al momento in Italia è pubblicato solamente questo primo capitolo, mentre nel Regno Unito si è già arrivati al sesto, e non la si smette di esserne appassionati. I personaggi descritti da McCall Smith mettono in luce ogni difetto ma anche ogni grande qualità, che sono presenti in ognuno di noi. Bruce il vanitoso, Bertie il bambino prodigio e Pat, la studentessa irrequieta. Come in un analisi di laboratorio, li mette in relazione l'uno con l'altro, in piccole controverse situazioni della quotidianità e ne discerne le decisioni.
Non si pensa spesso agli inglesi come dei modelli di stile ed eleganza. L'immagine che ci viene subito in mente è quella della regina in vestito e paltò fluorescenti, con cappellini improbabili. Ma basta spostare l'attenzione di poco, pensando a Lady D e alla sua innata raffinatezza, di come è riuscita a trasformarsi da anatroccolo a cigno vestito in Versace con accessori firmati Dior. Il Regno Unito ha giocato e gioca tutt'ora un ruolo fondamentale nella moda. E sono sempre i giovani i vettori delle nuove tendenze, veicolate da voglia di ribellione ed ideali politici. Un esempio su tutti, hanno inventato la minigonna. Mary Quant dopo aver reso accessibili i capi della rivoluzione swing, è stata subito arruolata dal neonato Topshop. Vivienne Westwood ha reso il punk, una cultura underground di strada, un business ad oggi multimilionario. Una nazione dove nelle discoteche si suona indie rock, che si veste di abiti di seconda mano reinventati, e che da sempre ha fatto di uno stile imperfetto il proprio vanto. Luella Bartley, ex fashion-editor ed ex stilista, racconta il proprio amore per lo stile e la moda inglese, tracciandone le radici e la storia per la prima volta nell'editoria, in modo coesivo.