Maris, Appunti su un folle della corrente maledetta, Di Rita Pini

Il colore prende dorma su tavole e sassi trasformandoli in un colore che si lascia toccare e divorare con gli occhi. Il colore come l’archetipo di conflitti piuttosto che di quiete, questo è Maris, il colorista dell’indefinito che orgoglioso si definisce il discepolo prediletto di SCHIFANO, il pittore maledetto.
L’artista inventa e mischia la materia dando origine a forti pulsioni che si manifestano nei toni forti e caldi del rosso sangue o del verde smeraldo inseguiti da esili sfumature bianche.
Alla base nessun disegno o abbozzo o schizzo o prospettiva delineano lo spazio mai lasciato vuoto, un pozzo da riempire fino al bordo, con la conseguente scomparsa del vacuum.
Il pennello, la spatola, le sue stesse mani sono le spade brandite dal valoroso guerriero del buon combattimento per visitare oceani, il cielo in tempesta, boschi incantati e lasciare emergere l’inconscio che vola libero senza catene.
MARIS ha il suo stile individuale che non vuole disegnare nulla per lasciar affiorare le sensazioni; il colore disegna strategie d’incontro con l’intuizione, la fantasia e perfino il mistero, capaci di generare la follia maledetta, il sale della vita che spinge l’uomo a ricominciare ogni volta come se ogni volta fosse sempre la prima, con lo spirito del bambino interiore ritrovato.
La suggestione dell’immagine e l’impressione che si deposita dentro, nascono dall’intruglio alchilico di un pittore che abbandona la sua mano in balia delle sue emozioni per superarle solo annegando in un oceano in cui abissi restano sempre oscuri.

Rita Pini Scrittrice e giornalista, 30 Luglio 2009

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