Victoria Cabello introduce Francesco Bonami; domande simpatiche su Maurizio Cattelan e l'ultimo libro scritto - Autobiografia non autorizzata -. Ospiti della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
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VR+ Online Service: Cattelan_Sandretto
Dall'introduzione:
La biografia di Maurizio Cattelan l’avrebbe potuta forse scrivere anche un ornitologo.
Basta
guardare la fotografia sulla copertina del libro di Bonami: l’artista –
che porta sottobraccio una lapide dall’inequivocabile e holliwoodiana
iscrizione, “The end” – mostra un profilo aquilino, il riflesso corneo
sul naso come un becco, e sembra evocare la fissità e la determinazione
con cui un’aquila punta la sua preda, qualche centinaio di metri più in
basso.
La preda, naturalmente, siamo noi, immersi nella
contemplazione della sua opera, e i critici che su di essa esercitano il
loro arbitrato sono gli avvoltoi – talvolta benigni – che osservano con
grande attenzione cosa resterà sul campo dopo che la caccia sarà
finita.
“Biografia non autorizzata”, recita il sottotitolo, ma è lo
stesso Cattelan a introdurre il libro, spiegando come non ci si possa
poi lamentare, se si è scelto di esistere: piuttosto, dovrebbero essere i
biografi a fare causa all’oggetto della loro indagine, una volta avuta
la sfortuna di esservisi imbattuti.
Quindi, archiviata la pratica,
facciamo conoscenza con una voce che racconta di sé, e che possiamo
immaginare appartenere a uno di quei “mini me” di cui Cattelan ha
disseminato musei e gallerie, con Bonami a muoverne i passi lungo la
storia raccontata, e lo stesso Cattelan, come un ventriloquo, poco più
indietro, a metterci le parole senza muovere la bocca.
L’uomo è
intelligente, non c’è dubbio. Capisce a fondo i meccanismi su cui poggia
l’intero sistema culturale dell’arte, e di quella stessa comprensione,
affinata con il distacco dell’outsider, è riuscito a fare la sua opera
migliore.
Leggendo il libro scopriamo la genesi di opere controverse, che molto hanno fatto discutere, come ad esempio “La nona ora”, installazione che vedeva un Karol Wojtyla
schiacciato, nell’esercizio del suo pontificato, da un meteorite,
chiara espressione di una fraintesa o trascurata esortazione divina al
fermarsi.
Basta
guardare la fotografia sulla copertina del libro di Bonami: l’artista –
che porta sottobraccio una lapide dall’inequivocabile e holliwoodiana
iscrizione, “The end” – mostra un profilo aquilino, il riflesso corneo
sul naso come un becco, e sembra evocare la fissità e la determinazione
con cui un’aquila punta la sua preda, qualche centinaio di metri più in
basso.
La preda, naturalmente, siamo noi, immersi nella
contemplazione della sua opera, e i critici che su di essa esercitano il
loro arbitrato sono gli avvoltoi – talvolta benigni – che osservano con
grande attenzione cosa resterà sul campo dopo che la caccia sarà
finita.
“Biografia non autorizzata”, recita il sottotitolo, ma è lo
stesso Cattelan a introdurre il libro, spiegando come non ci si possa
poi lamentare, se si è scelto di esistere: piuttosto, dovrebbero essere i
biografi a fare causa all’oggetto della loro indagine, una volta avuta
la sfortuna di esservisi imbattuti.
Quindi, archiviata la pratica,
facciamo conoscenza con una voce che racconta di sé, e che possiamo
immaginare appartenere a uno di quei “mini me” di cui Cattelan ha
disseminato musei e gallerie, con Bonami a muoverne i passi lungo la
storia raccontata, e lo stesso Cattelan, come un ventriloquo, poco più
indietro, a metterci le parole senza muovere la bocca.
L’uomo è
intelligente, non c’è dubbio. Capisce a fondo i meccanismi su cui poggia
l’intero sistema culturale dell’arte, e di quella stessa comprensione,
affinata con il distacco dell’outsider, è riuscito a fare la sua opera
migliore.
Leggendo il libro scopriamo la genesi di opere controverse, che molto hanno fatto discutere, come ad esempio “La nona ora”, installazione che vedeva un Karol Wojtyla
schiacciato, nell’esercizio del suo pontificato, da un meteorite,
chiara espressione di una fraintesa o trascurata esortazione divina al
fermarsi.