Da La Stampa, 12 marzo 2011
Un’enorme tricolore si affaccia dalle vetrine della Galleria Dieffe, su via Porta Palatina, all’altezza del numero 9. Niente di strano in questi giorni, sono tante le bandiere che sventolano in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. A guardare meglio, però, si tratta di una bandiera molto particolare. Il verde è realizzato dalla ripetizione della frase “Piuttosto morire in piedi che vivere in ginocchio”; il rosso è dipinto dalle parole “Non tutti i valori trascinano con sé la rivolta, ma ogni moto di rivolta fa tacitamente appello a un valore”; al centro del bianco, laddove un tempo si stagliava il simbolo di casa Savoia, un cartello stradale impone il divieto di “Rinunciare”. Si presenta così ai visitatori, ma anche ai passanti, “Senza Bandiere”, la seconda personale di Opiemme allestita negli spazi della Dieffe, fino al 2 aprile. Attraverso le parole di Albert Camus, rimescolate e ripetute dall’artista ligure, per dipingere un invito all’azione e alla partecipazione attiva.
Varcata la soglia si viene investiti dai numerosi messaggi sottesi nel titolo “Senza Bandiere”: una riflessione sulla mancanza di valori, ma anche di unità, nonostante la ricorrenza che celebra l’Italia unita. O forse proprio a causa di questa ricorrenza, sentita per la cifra tonda, i 150 anni, ma dimenticata altre 149 volte, il 17 marzo. Guerra, immigrazione, accoglienza, il nulla televisivo sono i temi che escono dalle pareti e avvolgono il visitatore, in una valanga di parole e immagini. Si viene subito colpiti da un cartello autostradale azzurro, di quelli che accolgono chi arrivando dall’estero entra nel nostro paese: dodici stelle gialle circondano la scritta “Italia”, nel sottotitolo il contrasto tra “Welcome to Italy” e l’avviso “where the future has been robbed”. I cartelli stradali, icona contemporanea, sono la tela sulla quale Opiemme ha costruito gran parte del suo attivismo artistico. Il tabellone del Risiko diventa la mappa del mondo su cui parlare della guerra, con le parole di Ezra Pound; in un angolo suona la tromba di Miles Davis, con le parole che sostituiscono le note: “La conoscenza è libertà, l’ignoranza è schiavitù”. E ancora parole, di Opiemme in questo caso, si riversano dalle pagine di un libro incorniciato, che può essere estratto e letto dai visitatori.
Dopo la tappa torinese - dal 17 febbraio al 2 aprile – “No Flags” si sposta in Spagna: dal 15 settembre la mostra sarà allestita alla Weber-Lutgen Gallery di Sevilla.
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video realizzato da Giacomo Mosconi: