A Porta Volta c'è già un «mock-up», un saggio dell'edificio che verrà.
La nuova sede della Feltrinelli sarà una galleria di vetro, piena di libri, con la Fondazione, la casa editrice, la sala di lettura in mansarda, il parco.
Un nuovo luogo per Milano.
E l'inizio di una nuova storia per un editore, Carlo Feltrinelli: l'acquisto del 20% di Donzelli, l'accordo con Rcs e Gems per l'editoria digitale - Edigita -, gli investimenti in Spagna sulle librerie La Central e su Editorial Anagrama.
«Dietro questa varietà di imprese c'è il progetto di alimentare la sfera pubblica, far circolare idee, dare spunti di interesse e piacevolezza a chi ci frequenta. Al centro restano i libri. L'anno scorso in Italia abbiamo venduto 23 milioni di copie. Ora le librerie sono 102. Stiamo aprendo a Pescara e Latina. A Verona ne apriremo due».
Carlo Feltrinelli, lei guida una casa editrice molto caratterizzata.
«Sì, ma non siamo una setta né una fazione. Siamo fuori dalla mediacrazia, come la chiama Giovanni Sartori. Nell'Italia delle cricche e delle piccole e grandi mafie siamo uno spazio di libertà, creatività, fatto di molta impresa, non più soltanto su carta. Offriamo tremila eventi gratuiti l'anno, dove vengono il pensionato benestante e lo studente squattrinato. Siamo anche musica, digitale, e-commerce, servizi per l'editoria, cinema d'essai, documentari, gastronomia con "street food" italiano di qualità» .