(A)mare Conchiglie : il rito del sale nel mare per ricordare i migranti che non ce l'hanno fatta

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E’ quasi ora del tramonto sul litorale a nord di Forte Sangallo a Nettuno, sotto i grandi palazzi che piovono a picco verso una piccola spiaggia, teatro del drammatico sbarco durante la seconda guerra mondiale.
Una lunga tavolata bianca è apparecchiata in mezzo al mare: frutta, vino, cibo, e una fila di sedie vuote. 
Un gommone avanza fino a riva ed i passeggeri procedono verso il banchetto: un anziano, due giovani donne, alcuni ragazzi africani prendono posto davanti a una piccola folla che si è intanto avvicinata incuriosita dall’insolita visione. 
Gli ospiti mangiano, bevono, sono semplici gesti quotidiani. Ma è lo stare così, oniricamente sospesi sull’acqua, ad indurre la contemplazione degli astanti. E’ una immagine estetica curata nel dettaglio: la composizione del tavolo bandito nell’acqua rimanda all’iconografia dell’ultima cena. Sguardi profondi si perdono nel mare. 
Il silenzio viene rotto dalla voce dei loro racconti. Racconti drammatici come colpi dolorosi dritti allo stomaco: dell’ex emigrante italiano in Germania nel dopoguerra che ricorda i treni speciali riservati ai meridionali ammassati nelle stazioni di Roma e Milano; quel via vai di umanità dai tanti dialetti, con in mano valige di cartone legate con lo spago, in attesa di essere smistati nei luoghi più remoti d’Europa. Un esodo che ricorda quello di inizio secolo scorso, quando ci si imbarcava a Napoli sulle navi dirette in America, come racconta Kyrahm quando ricorda il bisnonno che lasciò moglie e figli e non tornò mai più. 
Ma sono le voci drammatiche dei ragazzi venuti dal mare a destabilizzare: i migranti africani protagonisti dei recenti fatti di cronaca si raccontano attraverso storie di morte, disperazione e sangue facendo piangere il pubblico presente. Qualcuno non regge la commozione, si allontana per calmarsi e poi ritorna ad ascoltare: è la performance “(A)mare Conchiglie” di Kyrahm e Julius Kaiser, artiste italiane internazionali attive in Italia e all’estero con tematiche dal forte impatto emotivo perché, ci dicono “il dovere primario dell’artista è politico e sociale”. Le due artiste, hanno cercato le persone per settimane nei centri di accoglienza e nelle strade. 
I ragazzi nigeriani ripercorrono ciascuno la propria odissea. Ragazzi che non hanno più nessuno al mondo: a Gentle e Promise, appena ventenne, hanno massacrato genitori e nonni senza alcuna pietà. Fuggono dapprima verso la Libia, ma qui troveranno la guerra, come John, che racconta l’inferno del carcere sotterraneo nel quale è finito senza alcun motivo. Il quarto nigeriano rimane in silenzio, le ferite che porta addosso sono visibili a tutti. Si trovano quindi costretti a fuggire verso l’Europa. E come tanti altri anche loro si sono ritrovati in una di quelle carrette del mare salvate in extremis che conosciamo dai bollettini dei telegiornali. 
Qui in occidente abbiamo dimenticato la paura di poter morire da un momento all’altro. I ragazzi ora vivono nel centro di accoglienza a Nettuno, insieme ad altre decine di migranti tutti in attesa dei documenti per poter rimanere e ricominciare una vita nuova. “Qui ci sentiamo al sicuro, non ci ammazzano, siamo grati all’Italia” mormora Gentle commosso ringraziando d’essere stato salvato in mare. 
La marea nel frattempo è salita fino alle ginocchia, il banchetto nutre chi ascolta. La parola ora passa ad Ambra, la giovane donna di colore dall’accento milanese, nata da un africano e da una donna siciliana, che dopo averla data in adozione, la riprende con sé più per paura del disonore che per amore. 
Il convivio volge al termine: tutti si alzano in piedi e si incamminano verso gli scogli mentre Ambra intona un canto gospel: il pubblico li segue come ipnotizzato. Sugli scogli ad attenderli c’è una valigia. Uno dei migranti la apre: è piena di sale. Il canto continua intonando un rito solenne: tutti, uno alla volta gettano manciate di sale in mare. Per ricordare i fratelli che non ce l’hanno fatta, morti in mare. Per restituire il mare al mare.

Kyrahm e Julius Kaiser
Kyrahm è un’artista visuale, autrice, regista, attrice e performer. Collabora con Julius Kaiser, videomaker, regista, drag king e performance artist. Il loro lavoro spazia dall’arte contemporanea con la realizzazione di performance artistiche dal forte impatto motivo al cinema con la realizzazione di documentari e film, presentati in Italia e all’estero. Artiste ed attiviste in ambito sociale, hanno ottenuto riconoscimenti e premi internazionali.

 

Anna Novelli

Nettuno, 3 Luglio 2015

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