La rubrica “Focus on artist” di Lobodilattice è dedicata questa settimana ad un giovane artista pugliese che ha già alle spalle un lungo e proficuo percorso artistico: Dario Molinaro. L’artista, originario di Foggia e trasferitosi a Milano, vanta un curriculum ricco di personali, collettive e partecipazioni (e vittorie) a premi artistici a livello nazionale. Partito dal linguaggio espressivo del disegno in china e grafite e prevalentemente in bianco e nero, Molinaro ha iniziato a sperimentare il canale pittorico, con esplosioni cromatiche che impreziosiscono la sua simbologia, profondamente e da sempre legata a ispirazioni letterarie.
Com’è avvenuto il passaggio, nell’ambito della tua poetica artistica, dal linguaggio del disegno a quello della pittura?
Non c’è stato un vero passaggio, sono due linguaggi simili. Magari può cambiare l’approccio; con la pittura sono più sciolto e libero, il disegno è anche una fase di studio. A volte una mia pittura completa è stata prima un disegno in bianco e nero. Il passaggio vero e proprio è stato lo studio forte e deciso nei confronti di un nuovo tipo di pittura da cercare e seguire, pratica che non finisce mai.
Dal bianco e nero al colore, in un intenso tripudio vitalistico: ci parli di questa ulteriore trasformazione della tua modalità espressiva?
Come dicevo in precedenza: sono un disegnatore, un pittore, quindi carta o tela, bianco e nero o colore non fa differenza. È la stessa cosa. Disegno sempre molto in bianco e nero.
Nella tua opera ritrai da tempo soggetti a tema erotico: ispirazione e/o provocazione?
Niente di tutto ciò, Pavese diceva: “chi descrive la campagna, le cose, colori e forme, finezze e sensazioni, non si vede perchè non descriva allo stesso modo anche corpi di donna, colore, sodezza, peluzzi, incavature, sesso. È lo stesso atteggiamento”.
Puoi fare un bilancio della tua esperienza milanese? Quali orizzonti artistici e umani si sono dispiegati davanti a te? E com’è cambiata la tua opinione sul panorama artistico italiano?
Qui ho incontrato persone che mi hanno fatto crescere artisticamente grazie a dei confronti diretti e ovviamente a Milano esistono opportunità che altrove non puoi riscontrare. Un pittore non ha bisogno per forza di Milano, certo aiuta, ma puoi dipingere benissimo anche a Foggia. Il panorama artistico lo scopro man mano ogni giorno, sono ancora troppo giovane per fornire una valutazione attenta.
Ci parli della tua partecipazione alla collettiva “Capitanata Grand Tour” che si è svolta quest’estate a Foggia?
È stato un buon lavoro, raccogliere le esperienze di artisti del territorio dagli anni 80 ad oggi non era semplice, una bella iniziativa. Io ho presentato una installazione di nove disegni su carta di formati vari che rappresentavano scene di vita quotidiana contemporanea con riferimenti alla storia e alla letteratura.
La tua opera è stata da sempre contrassegnata da una notevole influenza della letteratura: come si è evoluto questo tuo interesse?
È sempre molto forte. Ho punti di riferimento ben precisi, il mio lavoro non è casuale. La ricerca è ampia ed è caratterizzata da un immaginario personale che comprende la storia, la letteratura, il quotidiano, il trash, il cinema e la letteratura. Mi piace giocare con situazioni contemporanee accostate a citazioni letterarie.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto preparando una mostra personale e ad ottobre sarò presente ad ArtVerona con il progetto collettivo di disegno su carta “Some Velvet Drawings” a cura di Eva Comuzzi in collaborazione con Andrea Bruciati.
A tuo avviso l’arte è rivoluzionaria?
No, non credo.
http://dariomolinaro.blogspot.it/