Gli universitari di Napoli si mobilitano per salvare l'arte italiana. Con il progetto "Federico II Salviamo l'Arte"

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Gli studenti dell'Università Federico II di Napoli si mobilitano per salvare l'Arte, per difendere il patrimonio artistico italiano dall'indifferenza delle istituzioni e dai tentativi delle stesse di affossare il valore della cultura in Italia. La protesta nasce sul web, con la pagina facebook Federico II Salviamo l'Arte, in particolare da parte degli studenti di Storia dell'Arte e Archeologia dell'Università di Napoli. Nato come progetto per sostenere l'operato dell'ex ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, Federico II Salviamo l'Arte - che sta raccogliendo numerose adesioni - mira alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla tutela dei Beni Culturali. Come? Lo spiega al cronista di Lobodilattice una delle promotrici del progetto, la studentessa Annalisa Ferraro:

Com’è nato il vostro progetto?
"Federico II Salviamo l'Arte" (https://www.facebook.com/FedericoIIsalviamolarte?fref=ts) è un progetto nato dall’entusiasmo e dalla voglia di fare di quattro giovani studenti del corso di laurea magistrale di Archeologia e Storia dell’Arte. Io, Mariangela Capraro, Libero Schettino e Antonella Pisano condividiamo l’idea che l’arte, la più grande ricchezza d’Italia, rappresenti il luogo in cui concepire la rinascita di una coscienza comune, del senso civico, della libertà individuale. Nel patrimonio artistico, nella cultura un cittadino può trovare non solo la propria storia, ma anche la propria identità, quel senso di appartenenza che in tanti luoghi d’Italia è stato smarrito.
In questo momento di fortissima crisi, i beni culturali possono rappresentare una grande risorsa, non come “petrolio d’Italia”, come spesso è stato detto, ma come bacino che sappia accogliere e dare speranza ad un popolo in difficoltà.

Quali sono le vostre linee programmatiche?
Il nostro primo obiettivo è riuscire, nel nostro piccolo, a rialimentare l’interesse e la sensibilità dei cittadini che in quest'epoca di anti-cultura, di assenza delle istituzioni sul piano culturale, di riforme sbagliate e mortificanti, hanno smesso di interessarsi all’arte, alle meraviglie che l’Italia sa offrire, alla cultura e alla libertà che questa può fornire gratuitamente ad ogni singolo individuo. Attraverso il confronto, il dialogo, la condivisione, siamo convinti sia possibile innescare nuovamente quegli sguardi vigili e attenti, capaci di poggiarsi su quei beni artistici e di goderne in piena libertà. Vorremmo poter contribuire alla necessaria veloce rinascita di un collettivo sensodi coscienza civica che serva ad apprezzare, proteggere, tutelare e valorizzare il nostro immenso patrimonio. #federicoIIsalviamolarte è un’iniziativa rivolta a tutti, archeologi, storici dell'arte, manager per i beni culturali, curatori, conservatori, restauratori, artisti, appassionati d'arte, comuni cittadini; ci rivolgiamo ai giovani e ai meno giovani, a tutti quelli che sentono il bisogno di unirsi e fornire il proprio contributo affinché si riesca a creare una nuova rete solida e forte che garantisca non solo la sopravvivenza del sistema dell’arte, ma la sua crescita, il suo arricchimento, il suo sviluppo al servizio dei cittadini.

Ora che il Ministro Bray è stato sostituito da Franceschini, pensate che sia rimasta una possibilità di porre le questioni relative all’arte in Italia al centro del dibattito politico?

Abbiamo sostenuto con convinzione la riconferma di Massimo Bray al Ministero dei Beni Culturali. La prima iniziativa promossa da #federicoIIsalviamolarte è stata proprio in forma di "movimentazione" per sostenere il ministro che, in soli 10 mesi, un tempo brevissimo, e con un governo fragile, si era impegnato ad avviare una buona e sana gestione del patrimonio culturale italiano. A differenza dei predecessori che non hanno creduto nel valore dei nostri beni artistici, nella grande capacità che questi hanno di arricchire un popolo,a differenza di quelli che hanno pensato di svolgere l’incarico come un semplice lavoro d’ufficio, senza partecipazione, né fisica, né mentale, Massimo Bray ha dimostrato di capire che per far rinascere l’amore per i beni culturali era necessaria una costante presenza fisica sui territori, ma anche nelle nuove reti destinate alla comunicazione. Entrambi questi campi sono stati da lui utilizzati per risucchiare i cittadini in una colloquiale conversazione sul da farsi, in uno scambio continuo di idee, di richieste d’aiuto per i beni paesaggistici e artistici, in un messaggio di speranza e di fiducia. Massimo Bray ha operato con impegno, rispetto e professionalità in diversi siti, da Carditello a Pompei, alla Calabria a cui ha restituito i Bronzi di Riace, a Pavia e alla sua Certosa. Ha operato bene al sud, tra le persone che avevano smarrito la propria identità, il senso di appartenenza, il senso civico, l’amore per la propria terra, la fiducia per il proprio stato.

In questi luoghi dove questi valori erano venuti meno, c’era un immenso e imminente bisogno che qualcuno venisse a restituirli e a risvegliarli.

Massimo Bray aveva capito che questi valori, ovunque in Italia, non solo al Sud, erano e sono assolutamente fondamentali perché dinanzi alla loro scomparsa, non solo si assiste alla mortificazione di un popolo nato dalla cultura che da questa non riesce più a risucchiare linfa vitale, ma si assiste anche all’azzeramento della domanda culturale, all’inutilità e all’incomprensibilità dell’investimento in forza lavoro. Il Ministro aveva lavorato sulla rinascita di questo bisogno inconscio dei cittadini di occupare i musei, le gallerie, le chiese, i palazzi reali, la necessità di popolare luoghi d’arte e cultura. Solo dinanzi a questa rinascita, a questo processo di rifioritura, si può innescare e portare a perfetto funzionamento, anche dal punto di vista economico, il sistema dell’arte.

Questi i motivi dell’iniziativa per salvare Bray, queste le speranze che riponiamo nel neo ministro Dario Franceschini. I nostri progetti sono privi di colore politico, sono carichi, invece, di messaggi e richieste sociali e culturali. Conosciamo la figura seria e rispettabile del Ministro, la sua cultura e il suo amore per la nazione, per questo motivo indirizziamo a lui la richiesta che queste speranze, dei cittadini, degli studiosi, delle tante persone che lavorano in questo settore, risollevate in soli 10 mesi, non siano deluse da questa nuova fase. Gli chiediamo di non considerare solo il suo ufficio come luogo di concepimento di progetti e iniziative, di non interrompere quella rete che si era venuta a creare tra il popolo e lo stato, di non smettere di comunicare limpidamente con tutti quelli che sono ancora capaci di emozionarsi dinanzi alla facciata di una chiesa e di quelli che vogliono tornare a farlo.

Infine, gli chiediamo di considerare in ogni momento del suo incarico, la presenza di centinaia di giovani che dipendono dalle sue scelte, di tanti giovani che sentono il bisogno e la voglia di iniziare a dire la loro idea, di tanti giovani che vogliono poter entrare nel mondo del lavoro e sentire il proprio ruolo come necessario per la promozione, la valorizzazione e la conservazione del patrimonio culturale. Quest’appello viene da 4 giovani storici dell’arte che ripongono in lui le speranze affinché questo avvenga, nella speranza che non pesi sul settore cultura, già troppo mortificato, la scelta di interrompere la continuità di un lavoro iniziato e portato avanti bene, come quello avviato dal ex ministro Massimo Bray, ma che, al contrario, si faccia di questo il punto di partenza per un nuovo slancio.

Cosa pensate della questione relativa all’abolizione della Storia dell’arte dai programmi d’insegnamento delle scuole superiori italiane e dell’abolizione della Filosofia dalle facoltà di Pedagogia e Scienze dell’Educazione?

In realtà, diversamente da quanto detto in queste ultime settimane, non ci sono stati sviluppi rilevanti riguardanti l’insegnamento della Storia dell’arte, le modifiche fatte risalgono ancora alla riforma Gelmini. Al contrario, c’è stata una proposta di aumentare nuovamente le ore destinate allo studio di queste materie.
Nel 2008 la storia dell’arte fu rimossa dai programmi degli istituti professionali, negli istituti tecnici fu conservata solo nel triennio, furono annullate le sperimentazioni che prevedevano l’incremento delle ore nei licei classici. In generale, si attuò una notevole riduzione dello spazio destinato a queste materie. Ovviamente questa precisazione non rende la situazione meno grave. C’è un assoluto bisogno che queste materie tornino o forse sarebbe meglio dire incomincino ad essere centrali nell’insegnamento e quindi nelle ore scolastiche. Senza questi studi, sia storico-artistici sia filosofici, è difficile sviluppare in modo solido i valori di cui pocanzi abbiamo parlato.

Come intendete procedere in particolare riguardo la vostra campagna di sensibilizzazione? E quali sono i soggetti politici e non che intendete coinvolgere?Quali sono le vostre prossime iniziative?

Intendiamo prima di tutto continuare a lavorare sui social network, nella nostra pagina facebook “federicoII salviamo l’arte” stiamo riscontrando una grande adesione e una grande voglia di condividere informazioni, iniziative, proposte, idee. Il nuovo sistema di comunicazione impone di partire da questi luoghi virtuali per poter raggiungere un discreto bacino d’utenza e una partecipazione più attiva.
Speriamo poi di poter coinvolgere associazioni, cooperative, enti di promozione per fornire il nostro contributo, ci piacerebbe poter collaborare alla riqualificazione di siti dimenticati, poco valorizzati, con difficoltà ad emergere per la mancanza di persone qualificate che siano disposte a spenderci tempo. Vogliamo mettere al servizio del patrimonio artistico le nostre competenze ma, soprattutto, la forza e l’energia che siamo capaci di generare con buone idee, validi progetti e utili iniziative.
Nel nostro piccolo, vorremo coinvolgere indistintamente le forze politiche, i giornalisti, le istituzioni. Speriamo semplicemente che la nostra voce sia ascoltata.

https://www.facebook.com/FedericoIIsalviamolarte?fref=ts

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