Il termine « selfie » ufficialmente consacrato parola dell’anno 2013 dagli Oxford Dictionaries, non ci ha lasciati da allora; anzi continua con insistenza a infestare le comunicazioni, i media, le nostre vite.
Ricordandoci che gli albori della fotografia, furono proprio la democratizzazione del ritratto, Saatchi Gallery in partnership con Huawei, offre l’opportunità ad artisti, fotografi ed entusiasti d’ogni dove di esporre i selfies più creativi a livello internazionale. I lavori sono attualmente esibiti come parte del progetto #SaatchiSelfie, fino al 30 maggio 2017. Partendo da riferimenti storici; Rembrandt, Velázquez, Frida Kahlo, Cindy Sherman, Chuck Close … si arriva poi ai giorni nostri, con i partecipanti del concorso #SaatchiSelfie.
Sembra arrivato il momento di riconoscere questo tratto d’identità, il selfie come manifestazione artistica.
L’iniziativa nazional popolare di Saatchi, cavalca l’onda mediatica lanciata nel 2013 che denunciava il carattere narcisistico dell’autorappresentazione, il non rispetto dei valori eccetera, ghettizzando il selfie come subcultura. Questa tematica di demonizzazione del mezzo (auto)fotografico, ha avuto un grande successo, fino ad arrivare sulla copertina del New York Times.
Con la mostra di Saatchi, possiamo tuttavia affermare che la polemica è stata piuttosto consacrata, come forma culturale a tutto tondo; divenendo oggi la più rappresentativa dell’espressione visiva contemporanea.