Nell’ottobre 2013, dalla passione per l’editoria indipendente ed il graphic design, nasce l’idea di TUN, artizine autoprodotto che annulla il concetto di autorialità e punta alla creazione di un networking artistico basato sul passaparola. Di seguito un’intervista agli anonimi ideatori dell’inedito progetto, che ha appena visto la nascita del volume zero.
Chi é TUN?
TUN è un collettivo anonimo variabile, in continua crescita. Anche se l'idea progettuale parte da un gruppo ristretto di persone, TUN è fondato da tutti coloro che hanno aderito all'iniziativa del lancio editoriale, a partire dagli artisti visivi presentati fino ad arrivare agli autori dei contributi testuali. L’intento del progetto, oltre alla produzione di un oggetto editoriale, è quello di rafforzare il concetto base da cui è scaturito tutto: il network artistico. Le nuove tecnologie aiutano il processo associativo, ampliando la rete di collaborazioni e scavalcando i confini geografici. TUN vuole diventare un archivio di informazione artistica aperto, tramite mezzi tradizionali ed emozionali come la carta stampata e strumenti tecnologici dinamici come le piattaforme 2.0.
Come e quando nasce il progetto?
Il progetto nasce a ottobre dello scorso anno, dalla somma di diversi stimoli culturali legati ad esperienze di networking. Fra i primi riferimenti culturali vi è quello del collettivo Luther Blisset/WuMing, che punta alla negazione della paternità autoriale e al rifiuto della macchina-celebrità: si tratta di un gruppo formato da centinaia di artisti, attivisti e scrittori che, negli anni ‘90, decidono di organizzarsi sotto un unico nome, dando vita a svariate produzioni collettive in cui ognuno era libero di poter intervenire sul lavoro degli altri; un work in progress costante che coniugava gli aspetti di collettivo artistico, fanzine e copyleft. A questo va sommata l'esperienza della mail-art, prima forma di network creativo che ha influenzato la metodologia progettuale dell’autoproduzione editoriale: svincola l’arte dal sistema tradizionale, posizionandosi invece in un contesto di autofinanziamento e creando un circuito artistico senza confini in cui la rete di contatti e la condivisone diventano più importanti del prodotto in sé.
TUN mira alla valorizzazione dell'editoria indipendente con specifico intervento sul disegno contemporaneo. L’obiettivo generale dell'iniziativa è la promozione artistica giovanile in ambito europeo. L’aspetto che ci appassionava di più era quello del crescente fenomeno dell'editoria indipendente e autoprodotta, che vede spesso la comunicazione tra più figure professionali per una ricerca formale e contenutistica elevata che porta alla produzione di tirature limitate che emergono dal piattume della produzione industriale. Elemento di forza che porta alla riscoperta dei supporti, delle tecniche e dei linguaggi che appartenevano al mondo analogico della stampa.
Cosa significa "TUN"?
TUN significa ''La ritirata''. Il nome è tratto dal trentatreesimo esagramma dell'antico libro dei Ching (Il Libro dei Mutamenti) e rappresenta la filosofia del progetto. L’immagine dell’esagramma fa riferimento al giusto modo di agire in determinate condizioni. Ritirarsi non è più, dunque, segno di debolezza, ma è una scelta consapevole: agire seguendo gli eventi e restare in armonia con il tempo, mostrare perseveranza nelle piccole cose e praticare un ripiegamento ben organizzato prima di una nuova situazione da gestire. Questo significa “la ritirata”.
Come funziona?
Il sistema TUN si basa sul protagonismo dell’anonimato e mira alla formazione di un’identità collettiva dinamica. Nel n°0 sono stati invitati dieci collaboratori ai quali è stato richiesto di produrre e fornire elaborati con assoluta libertà tecnica e tematica e invitare un artista per il numero successivo. In questo modo, a partire dal n°1, i contenuti della rivista saranno il frutto della rete di scambio e nessuno dei collaboratori sarà presente per più di un numero. TUN si pone come canale alternativo per la promozione artistica giovanile, il cui punto di forza è costituire un network che possa crescere grazie all'interazione dei singoli componenti. Oltre alle opere presentate, in TUN sono previsti contributi testuali bilingue inediti di docenti universitari e professionisti del settore.
Come avete selezionato gli autori del nr. 0?
Il principio su cui si fonda TUN è l’idea di collettivo artistico variabile creato sulla base dei contatti e delle conoscenze di ciascun collaboratore. Abbiamo scelto i primi dieci collaboratori basandoci proprio su questo principio, tramite attenta analisi dell’operato e con l’intento di rendere quanto più varia possibile la raccolta delle opere. A ciascuno degli artisti scelti è stata inoltrata una richiesta di collaborazione che illustra i termini e le modalità di partecipazione e le finalità che intende perseguire il progetto.
Perché un artzine?
TUN è un magazine artistico più che un magazine d’arte, un prodotto che oltre ad essere contenitore è esso stesso contenuto, veicola se stesso presentandosi come essenza del fare artistico. A livello contenutistico, l’aspetto che più ci interessa della produzione artistica in genere è il disegno, perché è nel disegno che l'arte trova la sua intenzionalità, è al disegno che deve la sua capacità di essere.
«Il disegno è, a partire dalla teoria alto rinascimentale, la componente delle arti visive in cui si identifica il carattere concettuale dell'attività creativa»
(F. Zuccari)
Parliamo di disegno contemporaneo pur presentando anche lavori pittorici che a primo impatto sembrano non appartenere alla dimensione del disegno. Ci interessa molto il progetto inteso come procedura progettuale, quindi non escludiamo affatto l'ipotesi di poter inserire nei prossimi numeri opere che possano riguardare la scultura o l'architettura, ovviamente purché siano accompagnate da schizzi e studi preparatori. In definitiva, quello che vorremmo mettere in risalto è l'uso del disegno nelle varie discipline come fondamento didattico e identitario del progetto.
Nella fase d’ideazione di TUN, avete preso ispirazione da altri progetti simili?
Nella specifica tematica del disegno contemporaneo la principale ispirazione è stata il magazine tedesco Fukt!, nato da un investimento di due studenti per creare una piattaforma di aggregazione autoprodotta, oggi è diventato punto di riferimento sull’argomento. È stato Fukt! il motore che ha scatenato tutto il processo. Sfogliandolo, ci siamo resi conto che in Italia, nonostante sia intensa l'attività dell’autoproduzione editoriale, non abbiamo attualmente prodotti che trattano il disegno inteso come disciplina dal valore autonomo, ma sono tutte focalizzate su alcuni degli aspetti derivati dal disegno: fumetto, illustrazione, grafica. Ci siamo dunque appassionati all'idea di poter realizzare un prodotto che potesse contenerli tutti.
Siete in contatto con altre realtà di autoproduzione editoriale?
Non ancora, siamo ancora in una fase di lancio. Inizieremo questa attività una volta prodotta la tiratura. Abbiamo già individuato i canali, ma li contatteremo solo quando avremo materiale concreto con cui presentarci per entrare nel circuito di festival e manifestazioni del settore.
Come vi finanziate e come si può avere una copia di TUN?
Per rispondere a questa domanda è necessario fare una premessa importante. Quella del selfpublishing è un’attività che include specifiche funzioni commerciali e logistiche che portano ad un’aberrazione economica: i costi di lavorazione, imballaggio e trasporto possono essere maggiori rispetto al margine generato dalla vendita. Bisogna calibrare bene ogni scelta per ridurre sprechi economici. Per questo ci siamo affidati a un potente strumento lowcost di promozione: internet. Oltre a dare una notevole visibilità, il web permette uno scambio, una fruizione e una contaminazione libera. La vendita diretta online diventa uno strumento per raggiungere i lettori, per arginare i costi della distribuzione ma anche un valido mezzo di promozione che permette il contatto e lo scambio diretto tra tutti gli attori della catena editoriale. Internet diventa vitale anche per il finanziamento: come ogni attività di autoproduzione, partiamo da un modesto fondo comune, ma non essendo sufficiente per la stampa della tiratura e, volendo comunque rimanere nell’ottica dell’indipendenza, presenteremo TUN su una piattaforma crowdfunding per il finanziamento collettivo.
Sulla nostra pagina Facebook (www.facebook.com/tunmagazine) indicheremo a breve la piattaforma crowdfunding di riferimento. Sarà possibile da lì seguire lo stato di avanzamento dei lavori e contribuire al finanziamento collettivo. Il vero motore saranno le persone: la condivisione, il passaparola 2.0 e la rete. La scelta del crowdfunding, in linea con la filosofia di autoproduzione, permetterà di lanciare e promuovere il progetto. Un processo collaborativo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il finanziamento sarà finalizzato a lanciare TUN e garantire la produzione della tiratura del primo numero.
Si potrà sostenere il progetto su più livelli economici, corrispondenti a diverse ricompense (servizi e beni legati alla proposta pubblicata), tra cui la copia del magazine in tiratura limitata con sovracoperta/manifesto in tela.
Come vi immaginate tra un anno e quali sono i vostri obiettivi?
È difficile e impossibile dirlo. L’unica risposta che ci viene in mente è scritta in Lettere a un giovane poeta di R.M.Rilke:
«Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi frutti e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire. Che l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia. Io l’imparo ogni giorno, l’imparo tra dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto! »
Per quanto riguarda gli obiettivi invece ci viene in mente una delle prime stesure progettuali di TUN, nella quale consideravamo i punti ''promozione artisti emergenti'' e ''rivalutazione del manufatto cartaceo'' fondamenta del progetto. Non sono cambiati.
Ironicamente…cosa ci guadagnate?
L’autoproduzione è una frontiera mossa dalla passione. Gli intenti economici sono minimi, finalizzati a mantenere in vita il progetto.
Avviare progetti di ricerca come TUN significa essere disposti a correre dei rischi, il guadagno non è materiale. Avere tra le mani il prototipo, concretizzare un’idea, riuscire a pubblicare e pensare ad una tiratura (anche minima) costa fatica, ma riempie di entusiasmo e piacere. Questo è il nostro guadagno.
Chi sognate di avere, in futuro, tra gli autori di TUN?
Ci interessa il suono della carta, la sua trama, la bellezza della stampa, il profumo dell'inchiostro. Ci interessa realizzare un’identità grafica, curare l’aspetto produttivo, seguirne la stampa, la rilegatura e promuovere il collettivo artistico. Ci interessa tutto questo, ma non i nomi.
Eventuali artisti interessati a far parte del progetto possono contattarvi?
Sì! a partire dal n° 1, per chi fosse interessato a far parte del progetto è prevista una sezione dedicata. Basterà inviare una selezione di lavori all'indirizzo tun.magazine@gmail.com o scrivere privatamente alla pagina facebook.com/tunmagazine, per essere contattati privatamente dalla redazione.