Esplosioni di colore alla ricerca delle passioni che si nascondono nelle pieghe dell’animo umano. Le opere dell’artista Marco Ceccarini vanno alla scoperta dei “colori dello spirito” attraverso un viaggio nella simbologia di antiche culture e civiltà perdute, passando attraverso l’arte paleocristiana per approdare alla contemporaneità rivisitando mitologie ancestrali. “Questi quadri nascono da ricerca svolta in varie parti del mondo per assaporare i colori sul posto originale – ammette Ceccarini di fronte alle sue opere – I viaggi sono stati il punto di partenza per trovare uno stile mio e per capire perché culture sudamericane e africane siano caratterizzate dalle stesse scelte cromatiche”.
I colori sono alla base delle opere di Ceccarini: tonalità calde che rimandano all’essenza della vita e alla ricerca del Sé, tema ricorrente di tutta la sua produzione. “Questi colori – continua Ceccarini – sono un inno alla vita e servono ad esprimere sensazioni positive, ma il sottotesto delle opere serve anche a stimolare la riflessioni sui problemi dell’uomo moderno. Un tentativo di spostare il centro dall’Io, che è egoismo, al Sé, che invece è apertura verso gli altri”.
Marco Ceccarini è stato scelto da Pietro Franesi, direttore della biennale di arte contemporanea di New York, per esporre una delle sue opere alla Biennale di Dubai, evento a cui parteciperanno i più importanti artisti del momento.
Protagonista di diverse opere è il pavone, presente nella storia dell’umanità sotto molteplici aspetti: già nell’impero Romano la dea Giunone veniva rappresentata con a fianco un pavone. La raffigurazione di questo animale è stata poi tramandata alla religione cristiana sotto forma di fenice che risorge dalla sue ceneri, a simboleggiare la rinascita spirituale. Ma per l’artista il pavone simboleggia anche il dualismo moderno tra apparenza e sostanza: “Oggi il pavone è ciò che le persone manifestano all’esterno a causa dell’impossibilità di far vedere la propria interiorità; non si vuole rischiare di essere criticati o tagliati fuori socialmente”.
Il simbolismo nascosto oltre la superficie delle tele si rifà anche ad immagini comuni a tutte le culture del mondo, come il diluvio universale o il peccato originale. “Il più bel regalo che si possa fare una donna”, dice l’artista indicando un quadro che rappresenta la cacciata dall’Eden a causa del primo vero atto di libero arbitrio compiuto da Eva, la prima donna. Su questo tema, però, sono in mostra opere più crude, che simboleggiano la triste realtà moderna in cui le donne vengono maltrattate e costrette a nascondersi sotto un burqa.
Ma il pezzo forte della mostra è il Leviatano, un quadro di 2 metri per 2 che rappresenta il mitologico serpente marino intrecciato su se stesso con in bocca dei pizzini, i piccoli pezzi di carta usati dai mafiosi per inviare messaggi. L’opera è il paradosso di una società dominata dalla comunicazione in cui la verità rimane però nascosta.
In programma altre mostre a Parigi, a Londra a Mosca e a New Orleans. A meno che a Dubai dei collezionisti decidano di acquistare i diritti delle opere; a quel punto saranno i mecenati a decidere dove e quando i quadri saranno esposti. Ma prima che volino nell’emirato, Fino al 15 dicembre, le opere di Ceccarini saranno esposte nell’Orto dell’abbondanza della città di Urbino.