Selfie or Alive.
Ancora Selfie, rivoluzione dei linguaggi dell'arte insita nell'interconnessione e della comunicazione del sé attraverso smartphone.
La dipendenza dall'interconnessione che reclama la propria comunicazione, attraverso l'apparenza estetica della propria essenza, comincia a mietere vittime, il gesto artistico dell'autoritrarsi per condividere può portare alla morte ed essere più letale e pericoloso di body-performance estreme cui ci avevano abituato negli anni sessanta-settanta.
Mi direte: parli proprio tu che con i video selfie della Tavor Art Mobil, racconti l'arte contemporanea e mentre guidi ti videoriprendi mettendo a rischio non solo la tua incolumità ma anche quella degli altri in nome dell'arte?
Rispondo: Sì!
Vi racconto di Courtney Sanford, trentaduenne americana cui il selfie è costato la vita, immediatamente dopo il post su twitter, si è schiantata contro un camion per trovarsi ribaltata in un fosso.
Morta sul colpo, avvolta dalle fiamme della sua auto.
Secondi prima, il suo sorriso postato su Facebook accompagnato dalla didascalia "La canzone Happy mi fa felice".
Ma a proposito dell'ancestrale legame che lega il selfie alla morte, Eros e Thanatos si rincorrono amche nella storia di Erandy Elizabeth Gutierrez, finita in carcere per un omicidio, quello di Anael Baez (cavolo sembra che invece dei linguaggi dell'arte si stia parlando di gialli da "quarto grado" per questioni di audience), le due erano amiche del cuore, ma Anel Baez era colpevole di avere pubblicato via facebook dei sexy-selfie che ritraevono entrambe. Sessantacinque coltellate di vendetta, non erano gradite le foto selfie pubblicate. Le due adolescenti erano compagne di classedi un Liceo, il Dirigente scolastico ha dichiarato:
“Voglio dirvi che in questa comunità non siete soli - ha dichiarato in una di queste conferenze il preside messicano - Condividiamo il vostro dolore e la vostra rabbia. Faremo di tutto per superare questo momento amaro. L’unità in una famiglia è l’unica strada per preservare la pace, i valori, la tranquillità e per avere un mondo migliore”
Juan Eulogio War Liera
Questo in Messico, spostiamoci a Londra, anche se la Geografia quando parliamo di linguaggi artistici interconnessi conta poco, ragioniamo su una immensa tribù che parla lo stesso codice e che può trovarsi ovunque:
La voglia di autorappresentazione interconnessa e la relativa dipendenza virale per alcuni vitale naviga addirittura verso la specializzazione di genere, i selfie alla guida, i sellotape, dove i ragazzi si coprono la faccia di nastro adesivo per deformare i propri mimici e oltre all'episodio di Courteney volevo farvi ragionare su Daniel Bowman, britannico che era arrivato a passare dieci ore al giorno facendosi selfie con il suo smartphone, insomma era il suo unico amico immaginario riflesso, un narciso autistico della comunicazione.
“Ero sempre alla ricerca di prendere la selfie perfetta e quando ho capito che non ci sarei riuscito volevo morire. Ho perso i miei amici, la scuola, la mia salute e quasi la mia stessa vita”.
Daniel Bowman
Danny, non riuscendo a sconfiggere la sua forma di dipendenza è addirittura arrivato al tentato suicidio, un’overdose da pillole, salvato dalla mamma in tempo.
Gli psichiatri, stanno cconsiderando la dipendenza da Selfie come un problema di salute mentale grave.
Dopo un percorso di riabilitazione psichiatrica, Danny non scatta selfie.
La morte, ma anche la vita, Eros e Thanatos, varianti del selfie sono i "Belfie", i selfie del lato b; gli "After sex" e i "Sex Selfie", una moltitudine di individui eccitati o post orgasmo in cerca dell'approvazione-condivisione Social.
In questo caso, i sessuologi non sono preoccupati verso il fenomeno, Eric Andersono, dell'Università di Winchester ha dichiarato:
“I giovani sono probabilmente molto coinvolti nel sexselfie, dimostrazione che le tecnologie digitali stanno contribuendo a creare una società sessualmente più aperta”.
Adesso sul piatto della bilancia dell'autoritratto-selfie, come si fa a capire se il suo proliferarsi è riconducibile a un mutato comportamento sessuale del genere umano o a una cancrena mediatica e estetica che diventa psichica della stessa?
Lo scoprireremo solo vivendo ritraendoci e ritraendo?
Se l'arte è un linguaggio che serve a sondare la vita per sopravvivere alla stessa, la mia risposta è ancora una volta si.