In risposta al bel post di Antonio Menna, che ha spopolato sul web.
Stefano Lavori nasce in Italia, in provincia. Sua madre ha un negozietto di alimentari fatti in casa, suo padre è sarto.
La famiglia non è nè ricca nè povera, ma Lui è uno scapestrato. Finisce male il Liceo del paese, tutti prevedono un futuro poco roseo. A vent'anni parte per Londra, dove per due-tre anni fa il cameriere.
Qui, narra la leggenda, potrebbe avere due folgorazioni (a scelta del lettore):
- Si rende conto che all'estero sono ricchi ma mangiano di merda;
- Si rende conto che all'estero sono ricchi ma si vestono di merda.
Stufo delle pioggie londinesi, rientra al paesello natio e si rende conto che i prodotti dei genitori verrebbero considerati all'estero oro.
Grazie alla fiducia dei genitori e a un prestito dei nonni, mette su un primo laboratorio di alimentari o una sartoria più grande di quella del padre.
Le autorità non gli rompono le palle, è autoimpiegato e con Lui c'è solo un amico e la famiglia. Grazie ai suoi contatti londinesi, inizia a vendere qualcosetta. I prodotti piacciono, e viene notato da una catena di ristoranti (o da una catena di abbigliamento).
Proprio a Londra, un imprenditore italo americano innamorato dell'Italia vuole assolutamente essere il rappresentante nordamericano dei suoi prodotti.
Lui, con furbizia, si vende più grande di quello che è e così scuce un pò di soldini. Con il capitale si mette in regola, assume avvocati e commercialisti per la burocrazia italiana, mette in regola i nuovi lavoranti. E' ancora piccolo, quindi non ha sindacati in mezzo ai maroni.
Non ha più una lira, ma contratti in UK e USA. I prodotti viaggiano alla velocità della luce per tre, quattro anni. Fanno cassa, e così tenta la via dei nuovi mercati emergenti.
Trova partner locali, e vende un esclusiva per il Giappone che frutta molti soldini.
Gli operai crescono, ma nessuno si organizza in sindacati. Anzi due di loro, entrano in società.
L'aziendina fattura cinque/sei milioni di euro dopo dieci anni, ed è un marchio del Made in Italy. Se non tira il mercato anglosassone, i russi sostituiscono le mancate vendite, per non parlare dei turisti cinesi ...
Il prodotto è curato con una maniacalità tutta italiana, all'estero non se ne trovano di uguali.
Del resto, l'Italia è il Paese delle botteghe artigiane.
Forse un giorno sarà la nuova Ferrero o la nuova Giorgio Armani ...