Dopo aver invaso artisticamente mezzo mondo, l’artista tedesco Flying Fortress ha fatto sbarcare le sue truppe negli spazi della Galo Art Gallery, in via Saluzzo 11/g.
Elmetto stellato, aspetto paffuto, sorriso contagioso, da cartone animato; il suo art toy, la sua icona, il Teddy Trooper – dipinto su legno, su tela e su carta o in forma di pupazzo – ha occupato interamente gli spazi del pian terreno, assieme ai più sinistri Vampire Bats, versione volante, malvagia e arrabbiata del Teddy.
Flying Fortress, nato a Monaco di Baviera, ha iniziato a fare graffiti negli anni Novanta e dopo un primo periodo in strada ha avvertito la necessità di approfondire l’aspetto grafico dei suoi lavori e della sua icona nello specifico. Il ritorno sulla strada porta all’invasione dei Teddy Trooper, poi stravenduti in tutto il mondo, sotto forma di poster, adesivi ma anche giocattoli in vinile in 3D. Tutte presenti nella mostra torinese, aperta fino al 29 ottobre, così come nelle numerose esposizioni che hanno portato le sue truppe in giro per il pianeta, da Parigi a Londra, da Berlino a New York, da Melbourne a Tokyo.
Non solo Teddy Trooper però. Oltre a questi personaggi “fumettosi”, in grado di strappare un sorriso, la mostra “La Fortezza Volante” presenta anche altre opere dell’artista bavarese. Dalla balconata della galleria si affacciano gli inquietanti protagonisti della serie Evil Bones: la Morte senza volto minaccia la terra impugnando un missile o si affaccia minacciosa dalla tela brandendo la classica falce della mietitrice; un teschio con trench e Borsalino, mostra le bombe nel taschino sopra la scritta I Trafficanti di Morte, e il giorno del Giudizio è rappresentato da un uomo nero che lancia fulmini sulla Terra; mentre un cerbero infernale a tre teste latra rabbioso, lanciando fulmini e saette.
In un costante rimpallo tra denuncia e ironia, tra impegno e ironia, ecco irrompere la serie dei Jukebox Cowboys. Jukebox anni Cinquanta che prendono vita su tela, assumendo le sembianze di una piovra, di un bandito mascherato o di un divertente Indiana Jones.
[La Stampa, 25 settembre 2011]