Gennaro Cilento, ci propone una visione allucinata e sgomentata del proprio
ambiente di vita,la periferia occidentale di Napoli, tra le ciminiere dell'ex
Italsider e le fabbriche residenziali, che in un processo di assimilazione
reciproca, assumono i medesimi connotati.
I colori acidi, che ci riportano ai graffiti metropolitani, irrompono
violentemente sulla tela, in una atmosfera inquietante e repulsiva da incubo
post-industriale, degna di un film di David Lynch.
Marco Di Mauro, 2008
"BIOMECCANISMOSTRIFICAZIONI"
Gennaro Cilento con i suoi acrilici raffigura con
particolare entusiasmo artistico una trasgressiva visione della realtà composta
di mostruose e angosciose BIOFORME ampliate da incubi e prospettive lontane.
Essi saranno la testimonianza visiva dell' "UMANITA' PRIGIONIERA DELLA
TECNOMATERIA".
Osservando le sue opere e volgendo lo sguardo al passato su alcuni artisti
dell'800 principalmente su alcuni quadri di Hugo, Blake, Bocklin, Wiertz etc,
notiamo che la loro raffigurazione era basata sul "PENSIERO PRIGIONIERO DELLA
MATERIA", così come quella della figurazione del '900 come Moore, Bacon,
Picasso etc, che segnarono il limite della caduta esistenziale dell'uomo con la
"METAMORFICA DELLA MATERIA".
Gennaro Cilento con le sue "BIOMECCANISMOSTRIFICAZIONI": bizzarre apparizioni
di macchine spaziali, treni, bidoni per l'immondizia, macchine da cucire,
paesaggi urbani etc si affida all'abilità del pensiero contemporaneo e alla
tecnica tesa con meticolosa manualità per la sua "TRASFIGURAZIONE SCENOGRAFICA
DELLA REALTA'" e in questo nuovo realismo non si può considerarlo un sinistro
inventore di "tales of terror" e nemmeno in contrapposizione al pensiero
contemporaneo, anche se le sue opere assumono a volte un carattere
provocatorio, sconvolgente, ma in ogni caso fanno pensare a chi le osserva, ad
un valore semantico per la decontestualizzazione e per l'ambiguità della loro
"MAGNIFICAZIONE".
Siamo ben lontani dalla tipica certezza borghese, teorica e assoluta di
Winckelmann che cercava nell'ideale di bellezza, la calma astratta dell'arte
greca.
Antonio Milanese, 1999