Dopo le polemiche, dopo il timido tentativo dell’estate scorsa al Museo Regionale di Scienze Naturali, dopo la chiusura della 54° Esposizione Internazionale d’Arte in laguna, il Padiglione Italia della Biennale di Venezia per il 150° dell’Unità d’Italia approda a Torino.
E lo fa in grande stile. Saranno i 12mila metri quadri della Sala Nervi di Torino Esposizioni a ospitare quasi 700 artisti provenienti da ogni parte d’Italia. Alla fine il curatore Vittorio Sgarbi ce l’ha fatta. Si è trovata la sede adeguata, nella città “più versatile e aperta all’arte contemporanea – parole del critico ferrarese -, per chiudere un cerchio aperto”: a Torino infatti si conclude la prima parte di un censimento artistico iniziato da Sgarbi a Venezia e continuato lungo la penisola, durante le Biennali Regionali, destinate a proseguire in futuro. Un’iniziativa che secondo il coordinatore generale dell’esposizione torinese, Giorgio Grasso, porta la democrazia nel mondo dell’arte. E forse anche un pizzico di anarchia, viste le adesioni last minute, che continuano fino all’inaugurazione di oggi pomeriggio (sabato 17 dicembre 2011) alle 19,30. ragion per cui non esiste ancora un catalogo: “Lo faremo dopo, quando avremo l’elenco completo degli artisti partecipanti”, ha spiegato Sgarbi.
Insomma, atmosfera decisamente diversa da quella che si respirava quest’estate, quando molti nomi si sono defilati dal progetto, a causa dell’inadeguatezza della sede di via Giolitti.
Saranno molte e eterogenee le opere esposte: pittura, scultura, fumetto, installazioni, fotografie. Tra nomi noti e meno noti, non mancherà un tocco di glamour. La modella russa Ludmilla Radchenko reinterpreta volti e icone attraverso un linguaggio pop, esporranno Andy, ex tastierista dei Bluvertigo, e il cantautore Ivan Cattaneo, oltre a Dario Ballantini, l’imitatore di Striscia la Notizia, diventato celebre soprattutto grazie al suo Valentino.
Non manca una folta rappresentativa torinese, con una cinquantina di artisti, capitanata da Ugo Nespolo, con iol quadretto “Sboetti. Che cazzo vorresti”. Tra gli altri, il fotografo Giordano Morganti, Enrico Colombotto Rosso, Tullio Pericoli e Flavio Costantini, Ezio Gribaudo che parteciperà con tre quadri, Marco Cazzato, Moi, Massimiliano Petrone, Xel e Neve provenienti dalla street art. La strada è anche il punto di partenza di Atomo, uno dei primi graffitari italiani, ed è elemento imprescindibile per i lavori di Luigi Nifosì, presente con due foto aeree, che sfruttando la topografia del territorio trasformano il paesaggio sottostante in opera d’arte.
Ci sarà spazio per i soggetti più rappresentativi delle 35 città della ceramica intorno a Faenza e per le ceramiche di Roberto Giannotti; le sculture di Bruno Buttarelli, Ruben Esposito e Giuseppe Rivadossi, amatissimo da Giovanni Testori, divideranno gli spazi con le pitture di Claudio Magrassi, Max Marra, Michele Giannattasio, Ottorino Stefani, grande amico del poeta Zanzotto. E ancora i fumetti di Barbara Zucchi; le creazioni dell’artista intermediale Carina Aprile, pittrice e musicista; le installazioni di Vincenzo Marsiglia. Nel lungo elenco di opere e nomi, si annoverano ancora il parmense Enrico Robusti, che presenterà un insolito Gianni Agnelli, e Adriana Faranda, ex terrorista delle Brigate Rosse, oggi fotografa, fortemente voluta da Sgarbi, per l’intensità e l’originalità del suo lavoro.
Undici artisti propongono poi una serie articolata di lavori incentrati sul concetto di “rigenerazione” dell’arte contemporanea. Da Gianni Depaoli che con la sua opera restituisce dignità allo scarto organico del mare, alle video-installazioni di Pina Inferrera incentrate sul rapporto tra natura e realtà industriale. La fotografia incontra la pittura nel linguaggio di Andrea Chisesi, mentre Sigis Vinylism ripropone il vinile con ironia, in un originale linguaggio pop.
Infine sarà presente Padiglione Tibet, “il padiglione per il paese che non c’è”, un tentativo di far traboccare, a gocce d’arte, il vaso colmo d’indifferenza verso la tragedia di questo paese meraviglioso.
Insomma, sarà pur stato travagliato l’arrivo in città di Padiglione Italia, ma alla fine a Torino è stato riservato “il massimo delle iniziative”, come ha sottolineato l’assessore alla Cultura di Palazzo Civico, Maurizio Braccialarghe. E, per di più, a ingresso gratuito, fino al prossimo 30 gennaio.
Da La Stampa – sabato 17 dicembre 2011
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