LE ASPIRAZIONI DEL MATTONE
di Giuseppe Veneziano
Nel marzo 1974 un uomo fu trovato morto in una toilette della Pennsylvania Station di New York. Non aveva soldi in tasca e nel passaporto aveva l’indirizzo cancellato. Rimase nell’obitorio della città per tre giorni senza che nessuno ne rivendicasse il cadavere. Eppure era una persona importante! Chissà perché passò così tanto tempo prima che qualcuno si accorgesse della sua assenza?
(Louis Kahn)
In un famosissimo film americano, parlando di quest’uomo, uno dei protagonisti dice: “Gli uomini con i soldi non piansero per lui, perché con i grandi uomini è impossibile trattare, sono una spina nel fianco”. Il film è “Proposta indecente” e l’uomo di cui parliamo si chiamava Louis Kahn. Era un architetto di fama mondiale e doveva essere un personaggio molto particolare.
La citazione su Kahn, rispetto all’intera trama del film, è molto marginale. Sembra quasi fuori luogo. Solo chi conosce l’architetto di Filadelfia può apprezzarla. Eppure, a pensarci bene, non lo è affatto. “Proposta indecente” è un film che fa riflettere sul “potere del denaro” e sulla “dignità dell’uomo”.
(Salk Institute _ La Jolla, California, 1959-65)
Per tutto il film sembra che il denaro sia l’unico regolatore dell’esistenza umana; si ha l’impressione che la dignità umana possa avere un prezzo. Invece, proprio alla fine del film, l’uomo ritrova nei sentimenti e nella verità delle passioni, la propria dignità. Ecco, Louis Kahn era proprio così! Difendeva l’autonomia del proprio lavoro, l’integrità del proprio essere da qualsiasi compromesso che avrebbe potuto modificare i suoi intenti. Le trattative con il committente erano sempre il punto cruciale di ogni incarico, o si istaurava un rapporto di “affinità elettiva”, oppure era inutile andare avanti. La perdita economica di un progetto non andato a buon fine lo addolorava, ma non se ne faceva una colpa. In un suo scritto affermò: “Sono terrorizzato dalla gente che vede le cose dal punto di vista del denaro”.
Kahn non poneva la funzionalità dell’oggetto architettonico davanti alla forma. Egli ha invertito i termini della progettazione dichiarando esplicitamente: “La forma evoca la funzione”. Così l’architettura ritorna alle sue origini, alla monumentalità. Un esempio che amava citare durante le sue lezioni erano le Terme di Caracalla a Roma: “In questo edificio c’era la volontà di costruire una struttura voltata alta cento piedi. Sarebbero stati sufficienti otto piedi”. Sottolineando la differenza tra necessità e desiderio che fa si che un edificio diventi architettura.
(Salk Institute _ La Jolla, California, 1959-65)
L’idea innovativa del pensiero di Kahn sull’architettura, in realtà, consisteva nel riconoscere che l’arte guarda al futuro solo attraverso il suo passato. Una memoria continuamente interpretata attraverso strumenti più colti e sottili. Così, quasi in controtendenza, inaugurava una nuova era ricca di relazioni con la storia. Possiamo benissimo affermare che il suo pensiero ha influenzato molta architettura Postmoderna.
Louis Kahn, solitamente, iniziava le sue conferenze dicendo: “Amo gli inizi. Gli inizi mi riempiono di meraviglia. Io credo che sia l’inizio a garantire il proseguimento”. Il suo metodo di lavoro era votato alla ricerca delle origini di ogni cosa. Se doveva progettare una scuola non partiva dal budget a disposizione per regolarne le superfici da realizzare. Prima bisognava pensare allo spirito della scuola, all’essenza di ciò che essa rappresenta. Anche a costo di rievocare la prima volta che uno spazio ha avuto quella funzione: quando un uomo, inconsapevole di essere un maestro, parla sotto un albero e tante persone lo ascoltano, non sapendo di essere degli allievi. La scuola, prima di tutto, deve essere un luogo dove è bello imparare e insegnare; è un’istituzione umana. Solo così l’architetto si distingue dal semplice progettista.
(Woody Harrelson e Demi Moore nel Proposta, indecente, 1993)
Il Salk Institute for Biological Studies (La Jolla, California, 1959-65) è uno dei progetti più rappresentativi del pensiero di Kahn. É un’architettura che prescinde dal tempo. Il luogo è dominato dal silenzio della luce che, attraverso le ombre, scandisce lentamente i volumi delle strutture. I corpi degli edifici abbracciano uno spazio centrale vuoto, suddiviso simmetricamente soltanto da un piccolo canale d’acqua. Anche se il tempo riuscirà a degradarne le strutture, i materiali, non potrà assolutamente intaccare lo spirito del progetto che resterà in eterno.
Vorrei concludere citando un'altra breve sequenza del film “Proposta indecente”, dove l’attore Woody Harrelson, nel ruolo di un docente di architettura, reggendo un mattone in mano, chiede agli studenti che cosa sia. “Un mattone” rispondono tutti. Allora il docente replica: “Louis Kahn diceva che un mattone vuole essere qualcosa, ha aspirazioni! Anche un comune e ordinario mattone vuole essere qualcosa di più di ciò che è! Vuole essere qualcosa di meglio di ciò che è! È questo che dobbiamo sentire anche noi”.