Bisogna sempre avere un Piano B


Scrivere Prometeo e la guerra – in tutti i tre libri che lo compongono – si è rivelata la mia punta massima come scrittore. Non sono così arrogante da riferirmi al valore qualitativo del risultato, bensì al lavoro di documentazione e di costruzione di una saga ucronica e dieselpunk che ha richiesto un impegno e una concentrazione fuori dal comune. Senza nulla togliere agli altri generi di cui mi sono occupato in passato, horror, thriller etc etc, devo però ammettere che questa volta la mole di materiale “tritato” dal mio word processor è stata ben più massiccia e anche più “raffinata”.

Al momento sto completando la prima stesura di 1937, il terzo e ultimo libro, che si è allungato di cento pagine rispetto al previsto. Mi sto occupando della descrizione di una battaglia per così dire “finale”, il punto culminante di una Seconda Guerra Mondiale totalmente ucronica, ossia costruita di punto in bianco da pochissime basi comuni con la vera WWII. Un lavoraccio. Un'immensa soddisfazione.

Se tutto va bene vi proporrò il malloppo entro Natale e poi, magari in primavera, il cartaceo-mammuth coi tre libri riuniti in un unico volume cartaceo.

E poi mi piacerebbe – forse – posare la penna. Virtualmente, si capisce, visto che la penna non la uso più da tempo.

 

Comunque vada, Prometeo e la guerra è stata una bella avventura. Un grande viaggio. Non so quanti viaggiatori ho e avrò con me, ma me lo sarei goduto anche da solo. Però è stato anche provante. Una sfida per la mia creatività, e per la mia costanza – non certo uno dei valori più sviluppati nel sottoscritto. Non mi era mai capitato di scrivere qualcosa di così lungo e complesso. Quindi mi godrei anche una pausa, anche perché nel mentre ho un paio di altre cose “vecchi” e inedite da proporvi con calma, oltre alla poll novel a cui sto lavoricchiando.

 

Ma non è solo per questo che ipotizzo e rifletto sull'eventualità di posare la penna. Collegandomi a questo discorso di Davide Mana, che a sua volta si riallacciava a un mio vecchio post, devo ammettere di essere animato da un certo pessimismo. Anzi, no, parlerei più di una mancanza di prospettive. Non mie, per carità: non m'importa un fico secco di cercarmi una pubblicazione cartacea (non invio manoscritti agli editori da... uhm... 4 anni? Ci sarà un motivo.) Intendo dire invece: una mancanza di prospettive su tutto il campo d'azione. In tutta l'editoria, affini compresi.

Gli italiani leggono poco. A loro non frega un fico secco di generi astrusi quali l'ucronia, il dieselpunk, e lo steampunk diventerà a breve una moda passeggera e più che altra estetica.

I piccoli-medi editori sono, diciamoci la verità, degli sfigatissimi, adorabili sognatori che, quando va bene, devono festeggiare le 500 (cinquecento) copie vendute.

I grandi editori sono, a esser gentili, degli incapaci, oppure degli squali, oppure delle gran teste di cazzo. Spesso un mix letale di tutti e tre.

Scrivere non fa guadagnare soldi. Per carità: nemmeno incidere dischi e occuparsi di cinema indipendente sono attività consigliabili ai sani di mente.

E poi: l'ambiente, pur piccolo e asfittico, è pieno di repressi, di paraculi, di ducetti da operetta, di blogger che sparano nel mucchio con quell'ironia insopportabile di chi non ha nulla da dire ma vuole per forza piacere a tutti.
Aggiungiamoci anche che la mia competività è pari a zero - io ODIO competere per qualcosa.

Vale la pena spendere del tempo a proporre - gratuitamente, diciamolo eh - ebook e racconti? Magari sì, ma il dubbio mi coglie più spesso.

 

Quello che vorrei fare è dedicare sempre più spazio al blog. A questo blog. Si tratta della mia creatura prediletta, grazie soprattutto ai bei commenti quotidiani che spesso migliorano e implementano i miei spunti di discussione. Ho molto di cui parlarvi ancora, e voglio senz'altro farlo. Ecco, questo credo che sia tempo ben speso. Su tutto il resto meglio riflettere.

No, alla fine la penna non la poserò, perché scrivere piace soprattutto a me. Ma ogni tanto è bene porsi qualche dubbio e aprirsi qualche alternativa. Un piano B, come direbbero i generali tedeschi della mia saga. E a me piace avere SEMPRE un piano B.


Dio non ha un Piano B. Sprovveduto...

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