La storia di Nate è quella di un ragazzo qualunque: giovane precario di Los Angeles, odia il suo lavoro, il suo conto in banca è costantemente in rosso, non ha una ragazza né progetti per il futuro. Quando decide di trasferirsi, il prezzo da pagare per una nuova casa lo spaventa, ma quell’appartamento a Palazzo Kavach sembra fatto apposta per lui… nonostante le porte chiuse con strani lucchetti, gli ascensori misteriosi e gli scarafaggi mutanti… C’è un alone di mistero che avvolge il nuovo appartamento di Nate, un rompicapo che si inasprisce quando incontra Mandy, la sua vicina di pianerottolo, e nota qualcosa di insolito nella sua casa, come in quella di Xela, di Veek e di Tim. Perché ogni stanza in questa vecchia Los Angeles nasconde degli enigmi vecchi cent’anni: alcuni in bella mostra, altri nascosti dietro porte chiuse. Svelarli potrebbe segnare la fine di Nate e dei suoi amici… o la fine di tutto.
Uno dei più bei romanzi non italiani letti tra il secondo semestre del 2014 e l’inizio del 2015 è 14, di Peter Clines.
In Italia è arrivato grazie a Multiplayer Edizioni, che reputo da tempo una delle migliori CE del nostro desolante panorama.
Il romanzo è multiforme, e questo è uno dei suoi tanti pregi. Parte come un horror-mistery con atmosfere da serial televisivo americano, vira verso l’apocalittico, evitando gli abusati zombie, vampiri e infetti, e infine diventa un bel fantahorror con tanti, splendidi omaggi a Lovecraft e a Cthulhu.
Un altro aspetto apprezzabile di 14 è il “cast” dei protagonisti. Gli inquilini di Palazzo Kavach sono tizi comuni ma interessanti, le stesse persone che potrebbero abitare nel vostro condominio o frequentare l’ufficio in cui lavorate. Clines è molto bravo a caratterizzarli, cosa niente affatto semplice, come qualcuno potrebbe pensare.
Credo sia infatti più facile inventarsi il classico eroe ammazza-tutti, dalla battuta tagliente e pieno di donne, che non rendere interessante un impiegato trentacinquenne come Nate, che per caso si trova a indagare su un progetto pseudoscientifico vecchio di cent’anni, studiato per fermare una sorta di “Cthulhu apocalypse”.
Ho trovato molto facile affezionarmi ai protagonisti – beh, ad alcuni più che ad altri – e la storia è costruita sulle capacità dei medesimi, in un crescendo ben studiato, con rimandi alla cultura pop(olare) che ammiccano al lettore più smaliziato.
Avendo letto altri romanzi di Peter Clines, reputo questo 14 come la sua miglior opera, almeno finora.
Abbiamo a che fare con un thriller soprannaturale di ottimo livello, in grado di soddisfare sia i profani che gli appassionati. Come si dice in questi casi: ne vorrei un’altra dose. Invece no, altri editori continuano a importare mediocri paranormal romance con trame trite e ritrite e protagonisti che sembrano usciti dai vecchi Harmony che leggeva mia zia negli anni ’80.
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