Tempo fa io e altri amici abbiamo conosciuto questo ragazzo, un poco più giovane di noi. Un tipo in gamba, con tutta l’energia degli anni compresi tra i 20 e i 30. Costui, che chiameremo convenzionalmente Luca, ha un sogno molto specifico: aprire una piccola casa discografica.
Perché ama la musica ma non è propriamente un musicista. Perché gli piacciono dei generi che qui da noi sono di nicchia, ma che potenzialmente potrebbero avere un bel pubblico di ascoltatori e compratori. Perché – e qui finisco – Luca è ancora nell’età in cui si pensa di poter fare un lavoro piacevole e passionale.
La reazione dei miei amici, e anche la mia, almeno inizialmente, è stata quella di commentare così: “Povero cocco, lasciamolo crescere un po’ e vedrete che delusioni...”
Che poi probabilmente è vero: forse Luca non aprirà nessuna casa discografica, forse finirà a lavorare con un contratto di precariato finché gli verrà un esaurimento nervoso.
Eppure Luca ha il sacrosanto diritto di coltivare il suo sogno.
Questo può sembrare uno di quei post “alla Gramellini”, fatti di buonismo e luoghi comuni.
Magari lo è anche, chissà.
Nella vita non si può essere solamente acidi e sarcastici, quindi oggi vi beccate la mia versione più filosofeggiante e positiva.
In sostanza vi sto esortando a non stroncare i sogni altrui.
Uno dei mali ancestrali di questo paese è l’apatia. La convinzione che nulla possa mai cambiare, che nessuno possa spiccare dalla massa amorfa e grigia.
La frase funebre di tutte le aspirazioni giovanili è: “Tanto qui non funziona.”
Non funziona studiare, non funziona laurearsi, non funziona fare Arte, non funziona scrivere, non funziona fare volontariato.
Non funziona nulla. Quindi – così ce la raccontano da generazioni – non conviene nemmeno provarci. Meglio adeguarsi e fare un percorso di vita “serio”, oppure tentare di fare i furbetti, come è consolidata abitudine di molti nostri connazionali.
Non sapere più sognare è un handicap difficile da descrivere a parole, dal tanto che è grande e avvilente.
Indurre gli altri a non sognare non è buonsenso, bensì cattiveria. Eppure continuano a farlo, magari senza l’intento di compiere del male, cosa che puntualmente accade.
Lo fanno in famiglia, lo fanno a scuola, lo fanno nelle istituzioni.
Anche se i sogni sono spesso irrealizzabili, seguirli e crederci aiuta meglio nell’autocomprensione e nella crescita personale.
E poi a volte accade anche che alcuni di essi diventano realtà.
Le storie americane dei tizi che si inventano attività incredibili, trasformandole in lavoro e in stili di vita, sembrano lontanissime dalla quotidianità dell’italiano medio. E, sì, probabilmente è vero che “qui tanto non funziona“, però credo che sia sempre meglio tastarlo con mano che non farcelo raccontare da chi ha magari una sostanziale invidia di chi ha ancora abbastanza forza per sognare.
Personalmente parlando sono contento di aver intrapreso l’attività di scrittore.
Non mi porterà a campare di libri, ma è comunque una bella esperienza, che mi ha insegnato tanto e che mi sta ancora rivelando molto su me stesso e sulle mie potenzialità (non necessariamente nel campo della scrittura).
Luca dovrebbe fare lo stesso, e altri come lui pure.
Non camminate sui sogni altrui.
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