CASE SPARSE_day two
Riprendo a scrivere dopo qualche mese di stallo del blog. E l’excusatio è rappresentato da una buona occasione. Una scusa semplice per riaprire dei cassetti abbandonati, perchè chiusi da un po’. Non per pigrizia – o forse un po’ anche per quella -, non per inerzia, ma perchè spesso bisogna rimettere insieme forze e pensieri. E l’occasione buona è l’invito da parte di Francesca Damiano e Monica Carrera a partecipare alla loro intima,speciale e particolare residenza di Case Sparse. Tra l’Etere e la Terra, fondata proprio dalle due artiste nel 2012.
Le due artiste e, in questo caso, curatrici del progetto e delle tematiche sviluppate in due settimane di residenza all’interno di una preziosa casa originaria del ‘500 sopra una vetta isolata della Val Camonica (sopra il paese di Malonno), ogni anno chiamano a rapporto un curatore e diversi artisti – possono essere quattro, cinque o sei, comprese loro due – per convivere, interagire tra loro e con il territorio circostante, relazionarsi con l’ambiente, con le persone, con ogni dettaglio degno personalmente di vista e ascolto, per poi realizzare delle opere create appositamente per un determinato luogo.
E’ iniziato ieri il nostro racconto. Utilizzo già “nostro” perchè, tra ieri e oggi, quando gli ultimi due ospiti sono arrivati alla casa, tra dialogo, sguardi e momenti di solitudine, ci è già creato un pensiero comune tra tipologie di umani e artisti apparentemente molto diverse. Suppiej Zanato; Aya Onodera; Joris Vercammen e, per pochi giorni, un’ospite da un’altra residenza qui in zona, Aperto, Luigi Coppola.
Seconda giornata a Case Sparse, ma primo giorno di lavorìo, quello mentale, quello che pone domande: perchè siamo qui? Cosa abbiamo da condividere, o da apportare a un luogo così speciale, o a delle persone così speciali? Un gioco di asimmetrie culturali da combinare. Entrare nelle vite degli altri, interagendo con diversi aspetti messi in gioco. Ognuno ha già un suo piano, un suo progetto in testa. Forse verrà scardinato, o messo in gioco. Fatto sta che siamo qui e queste poche righe sono un’apertura all’esterno. come un semplice diario.