Molte recensioni americane lo davano come il miglior film del Marvel Universe al cinema.
Dopo averlo visto devo necessariamente concordare: Civil War è ai livelli del primo Avengers, con un po’ meno di battute e di spazi concessi alla commedia e con una trama a tratti cupa, ma mai soffocante, in cui quasi tutti i personaggi vengono sviluppati sul lato umano, ancor più che su quello eroistico.
Io poi amo le storie di “super” che esulano da alieni, minacce dallo spazio e dalla magia. Preferisco di gran lunga le trame che cercano di far aderire l’aspetto sociopolitico con l’ipotesi che al mondo esistano individui dotati di poteri eccezionali. In quest’ottica Civil War è il film perfetto, un mix tra Manchurian Candidate, Jason Bourne e le migliori storie degli Ultimates a fumetti.
Le ragioni della guerra civile tra supereroi sono, per ovvie ragioni, lievemente diverse da quelle della saga cartacea, anche se viene rispettato il succo del discorso: è giusto registrare i vendicatori, sottoporli all’autorità di un potere politico (in questo caso le Nazioni Unite), o essi dovrebbero essere indipendenti e liberi di agire secondo coscienza, al netto di inevitabili danni collaterali?
Iron Man crede nella prima soluzione, il Cap nella seconda. Gli altri eroi sono destinati a dividersi e a schierarsi.
Se di base io sono e rimango per il team del Cap, devo ammettere che il Tony Stark cinematografico riesce a essere molto meno odioso e autoreferenziale rispetto alla controparte a fumetti (limitatamente a Civil War).
Il villain di turno, decontestualizzato rispetto alla sua versione originale, è un mero espediente narrativo per innestare lo scontro finale tra i due schieramenti, tuttavia funziona e ha una profondità – per dire – superiore al Loki del primo Avengers. Helmut Zemo ha un suo perché, anche se non ha quasi nulla da spartire con lo Zemo dei fumetti. Ma, di nuovo, comics Marvel e film Marvel non sono perfettamente sovrapponibili, ed è giusto così.
Spendiamo qualche parola sulle due squadre. I nuovi innesti, Pantera Nera e Spider-Man, funzionano alla grandissima. Il primo è solenne e marziale come mi aspettavo, il secondo è il miglior Uomo Ragno finora portato sullo schermo, unendo perfettamente la parte con la maschera e quella senza. Ci sono voluti anni di tentativi, a volte anche buoni, per arrivare al ragnetto perfetto.
Ant-Man, da cui mi aspettavo poco più che un cameo, è il realtà il dominatore della scena per un buon cinque minuti di film. Grande ingresso in squadra, nulla da eccepire.
Occhio di Falco, uno dei miei preferiti di sempre, fa quel che ci si aspetta, ovvero si comporta come il più umano tra i supereroi, spiccando comunque per manifesta figaggine.
Ampio spazio viene dato a Wanda Maximoff, che a tratti ruba la scena a Vedova Nera, e a Visione, l’unico tra i vendicatori a convincermi a metà.
Ottima prova per Falcon, che ha tanto spazio e un ruolo di peso nel team Cap. (Ruolo che, dal lato opposto, tocca a War Machine, molto sul pezzo, nonché devastante, nella sua armatura Stark in assetto da guerra pesante).
La vera sorpresa è il Soldato d’Inverno. Senza fare spoiler posso dire che il suo è il ruolo da vero protagonista del film, e che lo regge senza problemi dall’inizio alla fine, sia a livelli di spessore del personaggio, che di pura potenza combattiva.
E le due star del film?
Ottimi entrambi.
Il Cap e Stark sono perfetti, in ruoli che oramai indossano come una seconda pelle. Non a caso entrambi sono sembrati convincenti fin dai primi film stand-alone dei rispettivi franchise. Cap incarna alla perfezione l’essenza del supersoldato che, contrariamente da quel che pensano i profani, non è un patriota retrogrado e vagamente fascistoide, bensì l’incarnazione di ciò che era una volta il sogno americano, e che probabilmente non lo è più.
Stark/Downey Junior è ancora più corrispondente al personaggio del fumetto, tanto geniale e adorabile quanto a tratti odioso, nella sua pomposità da miliardario affascinante, geniale ed egocentrico.
Se vogliamo, Civil War è anche un film dotato di livelli più profondi di lettura, dal concetto di “pace armata” a quello di libertà/necessità di agire quando qualcuno compie qualcosa che può essere identificato non troppo genericamente come “malvagio”. Capitan America ritiene indispensabile il libero arbitrio di poter giudicare con la propria testa, e non secondo la convenienza e il compromesso politico. Tony Stark, più vicino alle cose del “mondo reale”, è di opinione opposta.
Entrambi hanno torto, entrambi hanno ragione.
Non a caso il film si chiude non troppo serenamente, a differenza dello standard Marvel, indicato dai più come scanzonato e sulla falsariga per dire – di un modello “Indiana Jones”.
Ciò detto, vedere in carne e ossa i propri eroi a fumetti, e accorgersi che essi hanno molto più da dire rispetto a molti seriosi e noiosissimi personaggi del cinema impegnato italiano, con la loro esasperante e mediocre aderenza a una realtà da miserabili, è davvero una soddisfazione.
Questi Avengers, questi “supereroi”, sono l’attualizzazione dei miti classici, c’è poco da fare. Se li si prende bene, se si pensa di unire il lato divertente e scanzonato a un livello maggiore di narrazione, possono nascere cose memorabili.
Civil War va esattamente in tale direzione.
(A.G. – Follow me on Twitter)
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