C’è aria di rinnovamento a Hell’s Kitchen, ex quartiere difficile di New York City.
Nuove rampanti società immobiliari hanno grandi progetti per la “cucina del diavolo”. Dietro di loro c’è un burattinaio, un uomo potente e problematico, ma con una grande visione di cambiamento. Peccato che per realizzare questo sogno Wilson Fisk debba calpestare la legge e stringere patti con la malavita russa, cinese e giapponese.
Mentre il progetto di Fisk prende forma, un vigilante mascherato compare nelle strade, deciso a contrastare il crimine nel più violento dei modi.
Di giorno quest’uomo è Matt Murdock, avvocato non-vedente di un nuovo, piccolo studio legale che si schiera dalla parte dei perdenti.
L’incontro/scontro tra Matt e Fisk e inevitabile, e sconvolgerà per sempre la natura di Hell’s Kitchen.
Ci sono due modi per narrare le storie di supereroi e affini: un livello alto e un livello basso.
In quello alto ci sono tutti i “super” tanto potenti e diversi dall’uomo comune da risultare a un passo dal semidivino. Parlo di soggetti come Superman, Thor, Visione, Hulk etc etc.
Al livello basso combattono e faticano i giustizieri, i vigilanti con poteri più terreni, o addirittura senza poteri. Questa è la categoria dei vari Batman, del Punitore, di Jessica Jones e – appunto – di Daredevil.
I personaggi del livello basso sono solitamente più complessi a livello psicologico, e vivono in un habitat fatto di mille comprimari affascinanti. Spesso è difficile raccontare le loro gesta in un singolo film. Non a caso quasi tutti i Batman cinematografici sono organizzati in saghe.
Ancor meglio sta facendo Netflix, che sta realizzando delle serie tv basate su alcuni eroi della Marvel Comics.
Dopo aver visto lo splendido risultato ottenuto con Jessica Jones, mi sono fiondato su Daredevil, votato da moltissimi esperti come il miglior serial del 2015.
Potrei riassumere così la faccenda (e la recensione): questi esperti hanno ragione.
Daredevil, con la regia di Drew Goddard e con Charlie Cox nel ruolo del Diavolo Custode, è un prodotto di lusso.
Tutto funziona alla perfezione: la gestione degli episodi, la costruzione dei personaggi, il villain, le splendide coreografie dei combattimenti, tra i migliori visti negli ultimi dieci anni (grande schermo compreso).
Cox dà vita a un Daredevil credibile e molto lontano dallo stereotipo del giustiziere invincibile e senza dilemmi morali. Al contrario, Murdock è un uomo diviso tra l’amore per la legge dell’uomo – non a caso è un brillante avvocato – e quella della strada, che esercita indossando il costume da vigilante.
Daredevil è anche il simbolo del suo quartiere (della sua città, ma sono in subordine a Hell’s Kitchen), in bilico tra la sacrosanta sete di giustizia e la voglia di lasciarsi andare, per combattere il Male con il Male.
Occorre poi dedicare uno speciale complimento a Vincent D’Onofrio, interprete di Wilson Fisk.
D’Onofrio ha dato viva a un “cattivo” davvero memorabile, per cui a volte viene voglia di fare il tifo. Questo non accade perché Fisk si comporta da genio del male, bensì perché in fondo è un personaggio a tutto tondo, umano, credibile, mosso da motivazioni forti e da un sogno di grandezza.
Daredevil è uno dei migliori prodotti della golden age delle serie TV. Rispetta l’intelligenza dello spettatore, si fa apprezzare sia dal fanatico dei fumetti Marvel che da chi si approccia al serial senza alcuna conoscenza del Daredevil in versione comic. Questo è un grande successo, un equilibrio difficile da raggiungere, ma egregiamente trovato dal team di Netflix, e mantenuto per tutte e tredici le puntate della prima stagione.
Nella seconda ci saranno anche il Punitore ed Elektra.
Non possiamo chiedere di meglio.
(A.G. – Follow me on Twitter)
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