In fase di documentazione per la scrittura di un mio ebook mi sono imbattuto in un personaggio che già conoscevo, ma di cui non mi ero mai interessato più di tanto.
Parlo di Dick Fulmine, un poliziotto italo-americano, nato nel lontanissimo 1938, dalla fantasia di Carlo Cossio, che ne era anche il disegnatore, e dalle sceneggiature del collega Vincenzo Baggioli.
Fulmine andava a colmare il vuoto imposto dall’autarchia mussoliniana, che colpiva in ogni settore, compreso quello dei fumetti. Visto che era proibito importare quelli esteri, si rese necessario inventarne di nostri. Le avventure dell’eroico avventuriero erano pubblicate sugli Albi dell’Audacia, della casa editrice Vittoria.
Fisicamente Fulmine era un mix di riferimenti estetici: Gary Cooper, il campione di pugilato Primo Carnera, più la celebre mascella volitiva che richiamava l’aspetto del Duce.
Per questo viene definito un eroe portabandiera dell’Italia fascista.
Poliziotto in una Chicago violenta e votata al crimine, Fulmine combatte una serie di malviventi ispirati a pregiudizi razziali in voga nell’Italia di allora: afro-americani, asiatici, sudamericani, talvolta anche ebrei. Gli interventi di Dick erano tutti intesi nell’ottica di difendere i deboli e gli indifesi, molto spesso di origine italiana.
Spesso e volentieri veniva coinvolto in avventure in terre esotiche, non di rado in Estremo Oriente.
Con l’ingresso dell’Italia in guerra, il personaggio viene trasformato radicalmente. Da investigatore rissaiolo e muscoloso, Fulmine diventa un soldato italiano al fronte. Fino al 1943 lo si vede combattere in più contesti e con più mansioni: incursore, sommergibilista, pilota, carrista.
I suoi nemici non sono più i gangster di Chicago, bensì i “rossi”, i selvaggi ribelli dell’Abissinia annessa all’impero.
Nel 1943 le sue missioni si spingono in Giappone, a sostegno dei nostri alleati di allora, contro i corrotti americani, che ci erano nemici.
Il Ministero della Cultura Popolare – Minculpop – era preoccupato che le giovani leve italiane rimanessero affascinate dallo stile di vita americano, che fino a pochi anni prima erano rappresentate soprattutto grazie ai fumetti d’importazione.
Dick Fulmine, e altri personaggi simili, nati in periodo bellico, servivano soprattutto a offrire un’alternativa, un modello ideale di italiano da seguire e da imitare.
Nonostante la scorrettezza del personaggio (cosa che oggi ci pare evidente), Fulmine aveva un certo fascino arruffone e latino, che conquistava i lettori.
I recensori di allora lo consideravano più riuscito di Maciste – cosa che il tempo ha poi smentito – più carismatico del pugile Carnera, più iconico di di Mandrake.
Per molti Fulmine è l’alter-ego italiano di Superman, di cui però è precursore, sebbene soltanto di pochissimi mesi.
In qualche modo Dick è sopravvissuto anche alla caduta del fascismo. La pubblicazione delle sue avventure si è infatti protratta fino ai primi anni ’50, soprattutto per volontà del suo storico creatore, Carlo Cossio. Poi, attorno al 1955, il personaggio uscì definitivamente dalle edicole italiane.
Negli ultimi anni, se non sbaglio, sono stati pubblicati dei volumi in un certo senso commemorativi. Su Amazon ne ho trovati alcuni a prezzi piuttosto alti. Credo che l’acquisto sia consigliato soprattutto agli appassionati e ai collezionisti.
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