Fahrenheit 1600

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Leggo in queste settimane della nuova strategia pensata dai grandi gruppi editoriali italiani per difendere la loro egemonia sul mercato letterario. A quanto pare stanno pensando di chiedere alla distribuzione nazionale (quel comparto del settore che si occupa di far arrivare i libri nelle librerie – soprattutto nei megastore) di non permettere più ai singoli clienti di ordinare i libri di self-publishing, anche se forniti di normale codice ISBN. Cosa che – al contrario – per adesso è ancora possibile fare.
Magari non lo sapete, ma se il vostro volumetto indie ha un un ISBN, un qualunque lettore potrà ordinarlo al libraio di fiducia, che ve lo farà avere nel giro di qualche giorno.
Il meccanismo appare un poco arcaico, contando che oramai Amazon consegna la merce nel giro di una manciata di ore, senza spese aggiuntive, tuttavia ci sono ancora persone che preferisco ricorrere ai metodi classici.
Ma la fatwa voluta dai grandi editori ha qualche effettiva possibilità di riuscita?

No.
Forse a questi esimi signori sfuggono le evoluzioni del mercato e del pubblico.
In Italia i lettori forti saranno pure pochi, come dicono tutte le ricerche di settore, ma questi sono furbi e sanno dove cercare il materiale che l’editoria mainstream non prende più in considerazione nemmeno per sbaglio.
Essi pescano nella piccola editoria specializzata, nell’editoria digitale (ebook), nel mercato dell’usato e nel mercato inglese (o francese, spagnolo etc).
Essi – soprattutto – ordinano tutto ciò che vogliono tramite internet, sia che si tratti di libri “fisici” che di ebook.
Quindi impedire ai distributori che riforniscono i vari Feltrinelli Megastore, Mondadori Megastore, Ricordi Megastore etc di prendere in carico le ordinazioni di libri autoprodotti è davvero una tattica demenziale.

consumismo

Del resto parliamo di un settore esploso da tempo, che ha costretto i suddetti megastore a trasformarsi in outlet dove si vendono pochi libri, molta chincaglieria e un sacco di bellissime agende di ogni marca, dimensione e genere. Perfette (io le adoro) per chi a leggere non ci pensa nemmeno lontanamente.

La fine dell’editoria classica, così come la conosciamo, sarà più lenta del previsto, ma appare inevitabile.
Al posto di ricorrere a questi sistemi da ultimi giapponesi che difendono l’atollo in mezzo al Pacifico, le case editrici dovrebbero pensare a come ricreare un pubblico di lettori non casuali. Ma dubito che abbiano i professionisti adatti per studiare un progetto del genere.

Come si suol dire: peggio per loro.

bansky


 

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