Ma voi che ne sapete della Polonia?

Come quella sera con i miei amici, al pub di sempre, innumerevoli birre e disquisizioni a non finire. 

Ma voi che ne sapete della Polonia? 

Domanda che vai a sapere perché mi era transitata per la testa. Solo che una volta data in pasto all’allegra combriccola provocò gran dibattito. E chi rammentò Chopin più un paio di scrittori, chi buttò lì la vodka, chi tirò fuori il colpo di stato di un generale con gli occhiali come fondi di bottiglia. Chi si contentò di Auschwitz o del Papa di Cracovia – troppo facile così. 

Certo c’era anche il cinema, con pellicole non solo per incalliti cinefili. E quella squadra che nei mitici Mondiali del 1974 aveva incantato il mondo, tra l’altro facendo fuori una modesta Italia: una formazione dai nomi impossibili che un paio di noi, incredibile, sapevano ancora recitare come una sorta di mantra. E poi le polacchine. Non intese come fanciulle, ma come comode scarpe un tempo in gran voga, ora non so: e vai a capire perché si chiamino così e cosa c’entrino con la Polonia, io non ci sono riuscito.

Ecco, non molto di più. E ora che la Polonia la sto attraversando a bordo di questo pullman, quella stessa domanda me la rigiro in bocca.

Per me, non per altri: ma cosa so io della Polonia?

(da Paolo Ciampi, Che ne sai della Polonia, Fusta editore 2018)

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