Il silenzio della biblioteca era assoluto, fatta eccezione per il rimbombo dei suoi passi mentre percorreva il corridoio del secondo piano.
Fuori, si udivano a volte gli uccelli e, anche quando essi tacevano, sembrava provenisse da fuori una specie di suono. Inesplicabile, forse, ma all’aperto non sembrava mai esserci un’immobilità assoluta come dentro un edificio. Specialmente là, in quel gigantesco e grigio edificio che racchiudeva la letteratura di un mondo morto. Probabilmente era il fatto di essere circondato da mura, qualcosa di puramente psicologico. Ma saperlo non rendeva le cose più facili. Non c’erano più psichiatri a borbottare di nevrosi senza fondamento e di allucinazioni uditive. L’ultimo uomo sulla terra era irreparabilmente legato alle proprie allucinazioni.
Entrò nella sala delle Scienze.
Era una sala dal soffitto alto, con finestre alte e ampie. Di fronte all’ingresso stava il banco dove venivano registrati i libri nei giorni in cui i libri venivano ancora dati in prestito. Si fermò là per un attimo a osservare la sala silenziosa, scuotendo lentamente la testa. Tutti quei libri, pensò, il residuo dell’intelletto di un pianeta, lo sforzo di futili menti, gli avanzi, l’accozzaglia di prodotti che non erano stati capaci di salvare gli uomini dalla distruzione.
Questo è un estratto del capolavoro di Richard Matheson, Io sono Leggenda.
Nelle scorse settimane mi è capitato di ascoltare l’audiolibro, pubblicato da Fanucci per Audible (il servizio di Amazon per gli audiolibri). Negli scorsi anni ho letto il libro tre volte, a intervalli di circa cinque anni da un’occasione all’altra, trovandolo sempre molto fresco e attuale. Visto che avevo l’occasione per farlo, ho voluto testare la versione audiobook.
Ancora oggi Io sono Leggenda rimane un cult assoluto del genere, la vera genesi del genere che mischia la narrativa d’assedio, l’apocalisse e la pandemia.
George Romero ha sempre dichiarato di ritenere questo romanzo come la fonte primaria d’ispirazione de La Notte dei Morti Viventi, e forse il suo film è la trasposizione non ufficiale più fedele e riuscita del libro. Non a caso il Robert Neville di Matheson è sostanzialmente un perdente, a differenza delle varie versioni del medesimo personaggio viste sul grande schermo (seppur tutte di gran pregio – sì, anche quella con Will Smith).
Lo stile di Matheson, quanto meno in questo romanzo, non mostra nessuno degli orpelli narrativi di cui tanto si beano alcuni saccenti “esperti” di scrittura moderni. Io sono Leggenda è lineare, diretto, a suo modo “semplice”. Eppure funziona dannatamente bene, tra l’altro in un limitato numero di pagine. Bizzarro che oggigiorno non bastino venti volumi e quattro stagioni televisive di The Walking Dead per narrare la medesima fine del mondo.
Alzi la mano chi non l’ha ancora letto (ammesso che tra i frequentatori del blog esistano “profani” del genere).
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