La percezione di se stessi sul Web

percezione di sè stessi

Ne discutevo con un caro amico qualche giorno fa: possibile che la soglia di autocritica si sia abbassata così tanto in così poco tempo?
A guardare sui social network pare di sì. C’è una crescente percentuale di persone che non si rende conto di quando e quanto scade nel ridicolo.
Prendiamo il mio campo professionale (la scrittura): ogni giorno vedo nuovi scrittori – autopubblicati o con editore, poco importa – che propongono libri ed ebook di cui una persona sana di mente e matura dovrebbe vergognarsi. Non parlo tanto del contenuto – mi guardo bene dal leggerli – quanto della forma con cui vengono presentati. Che poi la forma spesso è lo specchio del contenuto.
Copertine orribili, che paiono disegnate sotto l’effetto di mescalina. Sinossi sgangherate, presentazioni demenziali. Eppure questa gente ci crede.
Ci crede fottutamente.

Tra l’altro, lasciatemi aggiungere, spesso si tratta di persone che superano i trent’anni. Talvolta anche abbondantemente.
La giovane età sarebbe una scusante, perché si può sempre crescere, migliorare, diventare più consapevoli. Ma quando è un quarantenne a umiliarsi così, credendo di essere un figo, qualche domanda me la pongo.

Quanto il web ha ingigantito l’ego delle persone? Quante di esse si credono artisti per diritto divino, senza però avere né il talento né la volontà di studiare e di imparare il mestiere.
Risposta: moltissimi.

Il fenomeno va oltre la scrittura.
Qualche mese fa mi è capitato di ricevere delle copie omaggio di una casa di produzione romana, specializzata nel fantastico. “Questi due mediometraggi potrebbero piacerti“, ha detto il tipo che mi ha proposto di vederli e di parlarne sul blog, nel caso li avessi ritenuti belli.
Visto che non ne ho mai parlato, potete immaginare la qualità.
Che poi, come dicevo, non è solo la qualità del prodotto, ma anche come si presenta: copertine/locandine dozzinali, attori che sembrano scelti dai più brutti fotoromanzi degli anni ’80.
Ma la percezione di se stessi dov’è finita?

Tra l’altro presentarsi come un genio, ma con la grazia di un pagliaccio, è davvero sintomo di qualcosa che non va.
Nella migliore delle ipotesi mi viene da pensare che questi tizi non abbiano nessuna vera conoscenza del settore in cui dicono di operare.
Scrittori che non leggono.
Cineasti che vedono i film in streaming per non comprare i DVD.
Musicisti che imparano a suonare con Guitar Hero.

Ancora una volta dobbiamo fare il tifo per la selezione naturale della specie.
Però qualche dubbio sulla sua efficacia comincio ad averlo.


“Lost Legion” – Un chiaro esempio di ciò che intendo per “presentarsi male, credendo di essere fighi”.

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