Musica dalla spiaggia del paradiso

musica dalla spiaggia del paradiso

Una mattina d’estate, un gruppo di ospiti di un campeggio non lontano da Stoccolma si risveglia in mezzo al nulla. Ogni cosa è stata cancellata, gli alberi, il lago, gli scogli e il chiosco, è tutto scomparso. Intorno ai villeggianti increduli – dieci persone, un cane e un gatto – c’è solo una landa desolata, ricoperta da un prato perfettamente rasato e sovrastata da un cielo blu e senza sole, così uniforme da apparire artificiale. Ogni contatto con la realtà è interrotto. Non rimane che il segnale di una misteriosa stazione radiofonica, che trasmette senza sosta le canzoni di Peter Himmelstrand, uno dei più noti cantautori svedesi di musica leggera. Musica pop a ripetizione, Abba in testa. Com’è possibile che queste persone siano finite lì con le loro roulotte? Sono state spostate oppure è la realtà a essere svanita? In questo luogo surreale, capace di scatenare le reazioni più violente e irrazionali, ogni adulto si troverà a fare i conti con gli spettri del passato. Sovvertendo gli schemi classici della “camera chiusa” della letteratura del terrore, Lindqvist non intrappola i suoi personaggi in uno spazio angusto e senza via d’uscita, ma li cala in un luogo sconfinato e senza ostacoli, da cui tuttavia è impossibile fuggire. Perché non esiste un altrove se non l’abisso altrettanto minaccioso della coscienza. Agorafobico e metafisico, Musica dalla spiaggia del paradiso si spinge nei recessi più oscuri della psiche umana, dove conflitti irrisolti e traumi insuperati prendono corpo e reclamano spietati il proprio pegno di sangue. (Quarta di copertina)

john ajvide lindqvist

Più o meno una volta l’anno qualche editore prova a spacciarci “l’erede indiscusso di Stephen King”.
A volte è lo stesso King, pagato per affermare cose sciocche sulle fascette pubblicitarie, a dichiarare che “Ciccio formaggio è il mio unico erede”.
In realtà di simil-King io ne ho letti pochissimi, nel bene e nel male. Vuoi perché lo scrittore del Maine ha uno stile tutto suo, vuoi perché nell’editoria moderna un suo clone non funzionerebbe, se non (appunto) come mera bugia promozionale.

Eppure c’è uno scrittore – svedese, non americano – che da qualche anno mi ricorda il miglior King.
Si tratta di John Ajvide Lindqvist, autore tanto bravo da essere stato tradotto in mezzo mondo e con pieno merito.
Per le tematiche trattate, per il modo in cui sviluppa i protagonisti dei suoi romanzi e per il modo in cui si approccia all’horror soprannaturale, Lindqvist può essere considerato uno scrittore che corrisponde a taluni canoni fissati (più o meno volontariamente) dal Re.

Non tutto ciò che ha scritto mi è piaciuto.
Lasciami entrare e L’estate dei morti viventi sono due ottimi romanzi, che affrontano in modo originale e struggente le tematiche del vampirismo e degli zombie.
Il Porto degli Spiriti invece mi è rimasto molto indigesto, anche se alcuni lettori la ritengono la sua opera migliore.

Musica dalla spiaggia del paradiso, uscito in luglio per Marsilio (anche in versione digitale), è uno dei suoi lavori più riusciti, nonché una delle letture che più mi hanno convinto negli ultimi mesi.
Si parte da una condizione originale, ma non più originalissima: dei campeggiatori si svegliano in una terra aliena e sconosciuta, che ha un che di artificiale e di posticcio, e dove strane allucinazioni fanno pian piano capolino nella mente delle persone. A tutti loro toccherà cercare una vita di fuga, ma anche un modo per affrontare il loro lato oscuro, i loro demoni.

Costruzione dei personaggi impeccabile, sense of wonder e padronanza della narrazione, spunti “alti” senza mai prescindere da una trama fantastica.
Questi sono i punti di forza del romanzo. Inutile procedere in una recensione più dettagliata, visto che questi pochi elementi dovrebbero bastare per farvi capire se è una storia che fa per voi.
Lettura consigliatissima per l’estate.

hemelstrand

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