Qualche anno fa, colpito dal profluvio di romanzi, film e immagini che si rifacevano all’epoca della Regina Vittoria, curai una mostra dal titolo “Neovittoriani”, che riuniva le opere di alcuni artisti italiani che richiamavano quell’atmosfera insieme tetra e affascinante..
Un paio di settimane fa, una giornalista di D di Repubblica mi ha intervistato su questo argomento, nell’ambito di un servizio sulla moda vittoriana che pare stia imperversando in tutto il globo.
Ecco l’articolo:
Ho pensato di riproporre qui una parte del testo che scrissi per quella mostra, corredato da immagini di lavori di artisti come Vanni Cuogi, Giuliano Sale, Marco Demis e Alice Colombo, che colgono lo spirito di questa retro-tendenza ….
Eccolo:
Victoriana
Di Ivan Quaroni
“I think Victorian fantasies are going to be the next big thing…”
(K.W. Jeter[1])
L’era vittoriana, coincidente con il regno della regina Vittoria (1837-1901) e segnata in buona parte dalla rivoluzione industriale e dall’espansionismo coloniale dell’impero britannico, è stata un’epoca caratterizzata da una forte polarità. Da una parte, infatti, si affermavano i valori positivi del progresso, dell’opulenza borghese e della morale puritana, dall’altra si accentuavano le disparità sociali, la miseria urbana e la corruzione politica. In letteratura la polarità si esprimeva sotto forma di contrasto e coesistenza tra le istanze naturaliste e positiviste e quelle tardo-romantiche e decadenti, con romanzieri del calibro di Charles Dickens, Emily e Charlotte Brontē, Thomas Hardy, Lewis Carroll, Rudyard Kipling, Oscar Wilde, Robert Louis Stevenson, Edward Bulwer Lytton, Wilkie Collins, Arthur Conan Doyle, Edgar Allan Poe, H. G. Wells e Bram Stoker.
In un clima emotivo segnato dal conformismo e dalla filantropia, con una Regina che dalla morte dell’amato principe consorte Alberto di Sassonia veste gli abiti luttuosi fino alla fine dei suoi giorni, è singolare che la narrativa coeva si sbizzarrisca partorendo figure inquietanti come Varney il vampiro, Dracula, Dorian Gray, Dottor Jekyll e Mister Hyde e il meschino Ebenezer Scrooge[2].
Certo, il motivo del fascino che l’epoca vittoriana continua a esercitare nelle creazioni artistiche e letterarie odierne consiste in questa simultaneità di elementi antitetici, di passato e modernità, di razionalismo e orrore gotico, di luci e ombre, che dalla metà degli anni Ottanta hanno dato vita al genere Steampunk, nato da una costola del Cyberpunk. Si tratta di un tipo di letteratura che mescola ambientazione vittoriana ed elementi di science fiction, basandosi su ipotesi alternative di sviluppo tecnologico, come per esempio l’utilizzo dell’energia a vapore (Steam significa vapore) in luogo di quella elettrica. Film d’animazione come Il Castello errante di Howl di Hayao Miyazaki e Steamboy di Katsuhiro Otomo, nonché serie manga come Last Exile di Range Murata e blockbuster movie come Van Helsing di Stephen Somers e La Lega degli straordinari Gentlemen di Stephen Norrington (tratto dal celebre fumetto di Alan Moore) rientrano in questo genere, come pure i romanzi La notte dei Morlock di K. W. Jeter, Le porte di Anubis di Tim Powers e Perdido Street Station di China Mieville.
Parallelamente allo Steampunk, si sviluppa un altro genere letterario, il cosiddetto Gaslight Romance, che utilizza celebri personaggi vittoriani per storie inedite come Anno Dracula di Kim Newman, che ipotizza una società vittoriana alternativa, dove il principe consorte è nientemeno che il diabolico protagonista del romanzo di Bram Stoker, oppure Oscar Wilde e i delitti a lume di candela di Brandreth Gyles, dove il celebre scrittore, aiutato addirittura da Arthur Conan Doyle, è impegnato a risolvere un misterioso omicidio. In generale, si assiste ad un momento di grande fortuna della letteratura d’ambientazione vittoriana, come dimostrano i successi planetari Il petalo cremisi e il bianco di Michel Faber, Jonathan Starne & il signor Borrelli di Susanna Clarke e Che fine ha fatto Mister Y di Scarlett Thomas[3].
L’influenza della cultura vittoriana sulla società contemporanea è dimostrata anche dalla recente rinascita del romanzo gotico, con scrittrici come le americane Libba Bray[4] e Coleen Gleason[5], le cui storie fantastiche si svolgono nella cornice della high society londinese dell’epoca, ma anche dalla fortuna di pellicole cinematografiche come Sweeny Todd e Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton, Lemony Snicket, una serie di sfortunati eventi di Brad Silberling e La vera storia di Jack lo Squartatore di Albert e Allen Hughes (anch’esso tratto da un fumetto di Alan Moore, proditoriamente intitolato From Hell).
Nel decennio in corso l’influenza di suggestioni neovittoriane si è fatta sentire anche nell’ambito della moda e dell’abbigliamento. Sono tornati in voga corsetti, bustini, crinoline, mantelline, camice a sbuffo e stivaletti con lacci. Oltre a grandi griffe come Vuitton, Ferré e Prada, che in passato hanno proposto capi d’abbigliamento ispirati all’epoca di Wilde e Dickens, lo stile neovittoriano si è diffuso nell’ambito di subculture urbane come quella dei Goth o delle Lolite giapponesi. Come scrive Nancy Kilpatrick “Il carattere vittoriano è lo standard al quale aspirano molti goth. Lunghi vestiti in velluto e satin, adornati con merletti e ricami all’uncinetto. Sono vestiti che arrivano fino ai piedi, con orli e ampie maniche che toccano il pavimento…”[6]. L’origine del Lolita Fashion è, invece, ispirato all’abbigliamento infantile di epoca Vittoriana, ma con l’aggiunta di particolari desunti dall’underground gotico. In ogni caso, il fenomeno delle Lolita presenta un’infinità di variazioni tematiche, che vanno dal look vampiresco a quello tradizionale giapponese, da quello scolastico-marinaresco a quello più riccamente rococò.
Considerando l’estensione delle suggestioni vittoriane nella cultura contemporanea, si sarebbe tentati di parlare dell’esistenza di un vero e proprio movimento estetico, che influenza non solo la moda, la letteratura, le arti, ma anche il comportamento e il gusto. Di fatto anche in pittura è lecito decrittare i segni di una tale influenza. Nella subcultura della Lowbrow Art (ma possiamo ancora chiamarla subcultura?), molti artisti tentano di ricreare atmosfere di stampo vittoriano. Ne sono un chiaro esempio i dipinti di Mark Ryden, Marion Peck, Travis Louie, Alex Gross, Ana Bagayan, Amy Sol, Audrey Kawasaky e nelle sculture gotiche di Elizabeth McGrath, solo per citarne alcuni, i quali trasfigurano, ciascuno a proprio modo, il linguaggio dell’illustrazione per l’infanzia, sviluppatosi proprio sotto il regno della Regina Vittoria, dando vita ad una sorta di nuovo e inquietante surrealismo, che mescola bellezza e mostruosità, fantasia e orrore. Anche nell’ambito della figurazione New Folk si trovano suggestioni vittoriane o più generalmente ottocentesche. Basti guardare i disegni visionari di Amy Cutler, i bizzarri acquarelli di Marcel Dzama o le romantiche carte di Kerstin Kartscher[7].
Nella giovane pittura contemporanea italiana, allusioni ad atmosfere e ambientazioni vagamente vittoriane sono disseminate un po’ ovunque, in alcuni dipinti di Vanni Cuoghi, Giuliano Sale, Alice Colombo e Marco Demis, che qui vengono presentate come sintomatiche di tre diversi aspetti di questo “vittorianesimo di ritorno”.
[1] L’affermazione dello scrittore K. W. Jeter è contenuta in una lettera al numero di aprile 1987 della rivista di fantascienza Locus.
[2] Si tratta del protagonista del celebre racconto Il Canto di Natale di Charles Dickens.
[3] Pubblicati rispettivamente da Einaudi, Longanesi e Newton Compton.
[4] In Italia sono usciti i romanzi Una grande e terribile bellezza e Angeli ribelli (Elliot Editore)
[5] Sono stati pubblicati per l’editore Newton Compton i romanzi Cacciatori di vampiri e La condanna del vampiro.
[6] Nancy Kilpatrick, La Bibbia Gotica, pag.59, Arcana Edizioni, Isola del Liri (FR), 2008.
[7] Sono tutti artisti documentati nell’ottima raccolta della Phaidon Press Vitamin D, pubblicata a Londra nel 2005.