La percezione degli ebook in Italia

selvaggi

Io e altri colleghi, tutti in qualche modo legati alla produzione di libri digitali (i famigerati ebook) stiamo annotando da tempo le differenze tra il nostro mercato e quello di riferimento, vale a dire quello in lingua inglese (britannico e americano).
Non parlo di differenze qualitative – la fuffa c’è ovunque, sdoganata da una relativa semplicità di autoproduzione – bensì di come i potenziali lettori percepiscono alcune dinamiche di questo mercato.
Si tratta quasi sempre di difformità in negativo. Del resto noi italiani arriviamo con un certo ritardo all’editoria digitale, vuoi perché in questo paese leggono in pochi, vuoi perché siamo un popolo di tradizionalisti piuttosto diffidenti.
Comunque, per farla breve, queste sono le differenze che ho notato io. Sentitevi liberi di aggiungerne altre.

  1. Il preordine non funziona. Cosa già fatta notare da Davide Mana poco tempo fa. Concordo con la sua analisi: il pubblico non si fida nel prenotare qualcosa senza averlo tra le mani subito, anche se spesso e volentieri i pre-order garantiscono sconti vantaggiosi. Ribadiamo anche che Amazon tutela i preordini, nel senso che se non vanno a buon fine l’unico a perderci è l’autore, non il lettore. Ma per il momento nulla sembra in grado di far cambiare idea all’acquirente italiano.
  2. I give-away funzionano solo in parte. Anche perché, aggiungo io, la folle giurisdizione italiana punisce chi organizza anche il più innocuo dei concorsi a premi (fosse anche un libro regalato tramite blog). Ovviamente questo solo in teoria, visto che in pratica i nostri magistrati hanno ben altro di cui occuparsi. Però molti si fanno spaventare anche da tali scenari teorici, tanto che i give-away, una volta ottimi strumenti promozionali, sono caduti in disgrazia.
  3. Kindle Unlimited è un oggetto misterioso. La possibilità di abbonarsi a un servizio che offre virtualmente del materiale illimitato in tema di letture lascia molti diffidenti. C’è chi dice che l’abbonamento di 9,90 euro è troppo caro (evidentemente si tratta di gente che legge poco), e chi sostiene che è pur sempre meglio andare in biblioteca. Ah, il profumo degli scaffali polverosi!
    Aggiungiamo un dato più oggettivo, vale a dire che molti editori italiani non hanno aderito a KU, sicché il catalogo di libri nella nostra lingua rischia di essere poco appetibile a chi legge soltanto l’italiano.
  4. Le app di Amazon, queste sconosciute. Qui a Milano vedo gente dotata di ogni genere di tablet, dai più piccoli a quelli enormi. Eppure pochi, pochissimi sanno che sui tablet è possibile leggere gli ebook venduti su Amazon. Basta scaricare le applicazioni gratuite, compatibili per qualsiasi device esistente sul mercato. Questo se proprio non vi va di acquistare un ereader classico, si capisce. Quindi il vostro giocattolone, oltre a farvi navigare su Internet e a farvi vedere i film in streaming, può regalarvi settimane e settimane di comode letture.
    Basta applicarsi…
  5. Gli ebook sono troppo cari. Andare oltre le colonne d’Ercole di 1,99 euro, per un autore indie, equivale a non vendere. Poco importa se un prezzo più equo, diciamo tra i 3 e i 4 euro, serve a garantire un lavoro al 100% professionale (bella grafica, editing fatto come Dio comanda, adeguata promozione). No, il lettore preferisce spendere 0,99 centesimi per un probabilissimo romanzo-spazzatura, scritto coi piedi e pubblicato senza nemmeno essere riletto. Poco importa se i grandi editori italiani hanno iniziato a vendere la loro roba a 9 o 10 euro. Loro hanno il bollino chiquita della qualità.

 

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