Se il D-Day fosse fallito

A sign outside of Trinity Church in New York invites worshippers to pray for Allied victory.

Lo sbarco in Normandia (nome in codice operazione Neptune, parte marittima della più ampia operazione Overlord) fu una delle più grandi invasioni anfibie della storia, messa in atto dalle forze alleate durante la seconda guerra mondiale per aprire un secondo fronte in Europa, dirigersi verso la Germania nazista e allo stesso tempo alleggerire il fronte orientale, sul quale da tre anni l’Armata Rossa stava sostenendo un aspro confronto contro i tedeschi. L’invasione iniziò nelle prime ore di martedì 6 giugno 1944 (data conosciuta come D-Day), quando toccarono terra nella penisola del Cotentin e nella zona di Caen le truppe alleate aviotrasportate, che aprirono la strada alle forze terrestri. All’alba del 6 giugno, precedute da un imponente bombardamento aeronavale, le fanterie sbarcarono su cinque spiagge.

Il seguito, sufficientemente dettagliato, riguardo al D-Day lo trovate qui.
Lo Sbarco in Normandia appartiene sicuramente a una decina di momenti cruciali della Seconda Guerra Mondiale, momenti che hanno cambiato le sorti del conflitto. Altri eventi di questo ristretto elenco sono la perdita del Nord-Africa da parte dell’Asse, l’attacco a Pearl Harbor, la battaglia di Stalingrado (e ancor prima l’invasione tedesca della Russia), la battaglia di Kursk, la battaglia d’Inghilterra etc etc.

Quando venne messo in atto l’Operazione Neptune, la guerra per la Germania era già di fatto persa. Tuttavia i comandanti in capo degli Alleati temevano che i sovietici potessero in qualche modo cedere nel costante, brutale e devastante braccio di ferro coi tedeschi. Stalin in persona accusava gli Alleati di non fare abbastanza per contrastare la macchina da guerra nazista.
Tuttavia in alcuni membri dei vertici militari britannici e americani albergava anche il sospetto contrario, ovvero che l’Unione Sovietica potesse sconfiggere Hitler da sola, mettendo così le mani su tutta l’Europa, dalla madrepatria fino a parte della Francia orientale.

A ‘2nd Invasion Extra’ edition of the Worcester Telegram newspaper, published in Worcester, Massachusetts, reporting the Allied invasion of Normandy on D-Day, 6th June 1944. (Photo by FPG/Hulton Archive/Getty Images)

I tedeschi non avevano modo di poter respingere l’invasione della Normandia. Innanzitutto lo squilibrio di uomini e mezzi era preponderante, a favore degli Alleati (160.000 effettivi contro circa 50.000 tedeschi). Funzionò poi bene il sistema di depistaggio ideato dai servizi d’intelligence britannici e americani, l’operazione Fortitude, che indusse i comandanti tedeschi (e Hitler in persona) a credere che il grosso dell’attacco alla “fortezza Europa” sarebbe avvenuto a Calais.
Un altro aspetto troppo spesso dimenticato, che però contribuì non poco alla riuscita del D-Day, fu l’attività della Resistenza francese, che operò una lunga serie di sabotaggi ai sistemi di rifornimento tedeschi, e non solo.
Insomma, senza scendere nei dettagli (non è lo scopo di questo post), lo sbarco fu pensato e progettato così bene che un suo fallimento era praticamente impensabile.

Eppure, per amore di ucronia, gli esperti hanno valutato alcuni elementi che avrebbero potuto contribuire alla riuscita del piano difensivo tedesco.
L’elemento chiave di questo scenario ucronico prevede il mancato successo della già citata operazione Fortitude. Questa era pensata talmente bene che difficilmente avrebbe potuto concludersi con un buco nell’acqua, eppure c’erano i margini affinché ciò avvenisse. E, senza il diversivo fornito dalla Fortitude, i tedeschi avrebbero avuto più probabilità di respingere gli Alleati in mare.

A cut-away and annotated drawing of the Fiesler Fi 103 flying bomb, (also known as FZG 76 or V1 weapon).

Un altro fattore che avrebbe potuto mettere a serio rischio il D-Day è quello rappresentato dai razzi V1.

Il Fieseler Fi 103, meglio nota come V1, designata internamente con il nome in codice FZG 76 (Flakzielgerät – bersaglio per artiglieria contraerea), fu un ordigno bellico sviluppato dall’azienda tedesca Gerhard-Fieseler-Werke nei primi anni quaranta e utilizzato dalla Luftwaffe nell’ultima fase della seconda guerra mondiale.
La V1, la sigla sta per Vergeltungswaffen 1, tradotto dal tedesco Arma di rappresaglia 1 e così ribattezzata da Joseph Goebbels a fini di propaganda, univa le caratteristiche di un aereo a quelle di una bomba aeronautica e si può considerare il primo esempio di missile da crociera.

Nonostante tutto quanto si è erroneamente scritto, le V1 furono un parziale fallimento. La sperimentazione fu lenta e l’impiego operativo risultò tardivo e deludente. I siti di lancio idonei potevano lanciare al massimo 18 razzi al giorno e soltanto il 15% di essi colpì un qualche obiettivo in territorio nemico. Gli altri andarono semplicemente persi.
Migliore fu il loro impiego da parte della Luftwaffe, che sviluppò presto un metodo di lancio utile a evitare le controffensive degli Alleati e l’imprecisione dei siti di lancio.
Eppure, se le V1 fossero state equipaggiate con testate chimiche o (ancor peggio) nucleari, seppur a potenziale limitato, esse avrebbero potuto contribuire notevolmente nella battaglia sulle coste della Normandia.
Come?
Bombardando i porti in cui si radunava la flotta d’invasione.
Si tratta di un’ipotesi di scuola, ma in qualche modo sarebbe potuta diventare realtà.

NAZI NUCLEAR BOMB: Adolf Hitler was dangerously close to nukes he planned to unleash on London (fonte: http://www.dailystar.co.uk/news/latest-news/585184/Nazi-Nuclear-Bomb-Adolf-Hitler-London-Nuke-Heavy-Water-Allies-Axis-Damien-Lewis-V2-Rocket)

E se lo sbarco fosse fallito, concludendosi con una vittoria da parte dei tedeschi?
In tal caso si sarebbero prospettati due scenari.
Il primo, a mio parere più improbabile, è quello di un ribaltamento della situazione anche sul fronte orientale, con la Germania di nuovo in grado di sostenere l’impatto con le soverchianti truppe sovietiche. Difficile, visto che la Russia, seppur in grande difficoltà, disponeva di un numero pressoché infinito di soldati e di una produzione di carri armati oramai di gran lunga più prospera di quella tedesca.

Il secondo scenario ucronico prevede un prolungamento della guerra fino al 1946-47, con la finale vittoria dell’Unione Sovietica sul fronte europeo. Il che, come dicevamo, avrebbe permesso a Stalin di controllare totalmente la Germania, nonché quasi tutta la Mitteleuropa, compresa l’Italia settentrionale. In tal modo avremmo, forse ancora oggi, un vecchio continente caratterizzato da una pensatissima ingerenza sovietica.
Oppure…
Oppure lo scenario numero 2 avrebbe potuto generare uno scenario 2 Bis, che prevede un’alleanza tra Inghilterra e USA con la Germania, in chiavi anti-sovietica.
Che è poi ciò che desideravano alcuni gerarchi nazisti, come Himmler. Al contrario, Winston Churchill non avrebbe mai accettato di combattere con gli odiati nazisti. Ma, si sa, gli uomini politici vanno e vengono (anche i più brillanti) e la ragion di stato prevale su quasi ogni cosa.
Di certo molti, in Occidente, vedevano la minaccia russa pericolosa quanto quella nazista, soprattutto dopo il ’43, quando oramai le ambizioni tedesche apparivano ridimensionate.

Quindi vi esorto a riflettere su quale mondo ci troveremmo ad abitare oggi, se le cose sarebbero andate diversamente.
Inquietante?
Sì.

An alternate USSR by edthomasten.deviantart.com on @DeviantArt.

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Articolo di Alex Girola: https://twitter.com/AlexGirola
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