Sfida nelle Barrage

Mike Davies

Man mano che si avvicinavano agli edifici, i sei cavalieri individuarono i tizi che reggevano le lanterne. Erano in dieci e circondavano la fattoria di mezzo, l’unica che aveva la porta d’ingresso ancora chiusa e le finestre serrate dalle gelosie. I due caseggiati di lato, al contrario, avevano i vetri infranti e gli usci spalancati.
«Chi cazzo sono quei babbei?», domandò il Principino, frenando lo slancio del suo mulo.
Demichelis non seppe rispondergli. Era anche lui stupito da quel che vedeva. Gli assedianti della fattoria erano vestiti con bizzarre armature metalliche, tanto tondeggianti da sembrare quasi dei barili. Braccia e gambe erano in buona parte libere, mentre le loro teste erano protette da borgognotte dai guanciali incernierati. Le corazze erano integrate da meccanismi di precisione, rotelle, cinghie e cavi, che si muovevano alla stregua delle parti mobili degli orologi, replicate però in dimensioni maggiori. Alcuni erano armati di corte alabarde, altri di lunghe picche non dissimili a spiedi, altri ancora impugnavano archibugi d’aspetto insolito. Nel cortile del complesso erano posteggiati due grossi carri coperti, trainati da coppie di buoi che indossavano copricapi a forma di teste di corvo.
«Ci dev’essere un circo da queste parti», disse lo Smilzo, perplesso.
«Cautela», suggerì il Biondin, sfoderando la rivoltella.

La donna, evidentemente barricata nella fattoria di mezzo, urlò di nuovo. Pochi istanti dopo uno degli assalitori si accorse dei nuovi arrivati. Si voltò e sgranò gli occhi. Era un uomo dalla faccia larga, con grossi baffi e lineamenti rozzi. Esclamò qualcosa in una lingua che Demichelis non comprendeva. I suoi compagni, allertati, si voltarono a loro volta.
I briganti puntarono le armi. Il Biondin alzò una mano, inducendoli ad attendere. Uno dei tizi in armatura sferica avanzò. Era uno dei quattro armati d’archibugio. Oltre ai folti baffi sfoggiava anche una barbetta mefistofelica. Il suo elmo ricordava la testa di un verro. «Di che v’impicciate?», domandò in italiano, rivolto ai briganti. «Andate per la vostra strada. Non siamo qui per voi.»
«Ma tu guarda», lo canzonò il Biondin. «Quindi questa è casa vostra. Mi stai dicendo questo?»
«Queste fattorie sono entrate nel nostro territorio, così di esse ora noi ci nutriamo. Si tratta solo di sfortuna, null’altro. I Signori delle Colline devono essere soddisfatti, prima che le realtà traslino di nuovo.» Testa di Verro annuì e i suoi tirapiedi grugnirono assensi.
Un’imposta al secondo piano si spalancò. Una donna dai lunghi capelli bruni, vestita con un lungo abito da notte, si affacciò. «Vi prego, aiutatemi! Questi assassini hanno sterminato i miei parenti e vogliono rubare i loro cadaveri. Cercate sui loro carri!»
Il Santo non se lo fece dire due volte e cavalcò verso il veicolo più vicino, fucile da caccia alla mano. I tizi corazzati si mossero verso di lui, minacciando con le armi.
Per il Biondin la diplomazia era conclusa. «Abbatteteli!», ordinò. Poi sparò per primo, mirando al picchiere più vicino al Santo. Il proiettile della Bodeo rimbalzò sulla piastra pettorale, col solo risultato di spingere un poco indietro l’uomo. Gli altri briganti seguirono l’esempio del capo, aprendo il fuoco mentre si disponevano a ventaglio.

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Questo è un estratto da Biondin e i Mostri.
Per leggere il resto potete comprare l’ebook su Amazon. Cinquanta pagine di wild western all’italiana, per soli 1,46 euro.
L’esperimento – il primo di questo filone, per il sottoscritto – si è rivelato entusiasmante e riuscito anche a livello di pubblico/vendite. Questo è un bel segnale, perché di solito i lettori diffidano di cose poco identificabili, e prive di una chiara definizione.
Biondin e i Mostri senz’altro sfugge a una semplice catalogazione, eppure ha avuto una bella accoglienza da parte dei miei affezionati lettori. La cosa mi consola e mi piace.
La novelette ha già un seguito, Biondin all’Inferno, e magari anche anche un terzo capitolo, in futuro*.

Con la perizia di un criptozoologo Alessandro Girola ci accompagna, mediante l’angoscioso Biondin e i Mostri, in una storia ibrida tra steampunk, planetary romance e weird west. Un’opera fusion che rappresenta una forza visionaria ben più elevata della semplice somma degli addendi. (Beati Lotofagi Blog)

Più volte l’autore ha tributato al geniale Bosch parte dell’ispirazione per alcuni suoi “personaggi”, e qui è avvertibile lo zampino del pittore fiammingo: i brutti incontri del protonista, in un’Italia più dark che mai, sembrano davvero un brutto sogno fatto pensando a Bosch e Lovecraft. (Lucius Etruscus)

Un weird western insolito, con un’ambientazione che miscela il paesaggio brullo del nord Italia e suggestioni fantastiche alla Bosch con spruzzate di altri generi “punk”: davvero interessante. (Andrea Burzi)


Cristina Riminucci, AKA Gufina SG, promuove “Biondin e i Mostri”.
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* Attualmente la duologia del Biondin è molto ambita da chi ha aderito a Kindle Unlimited. Così, tanto per rendervi partecipi di una curiosità fine a se stessa.

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