Oggi vi regalo un estratto del mio micro-saggio, Luoghi del Mistero, che potete acquistare per pochi spiccioli su Amazon.
In concordanza col periodo – Halloween è alle porte! – vi riporto parte del capitolo dedicato al ritrovamento di un camposanto per vampiri in Polonia.
Non si tratta di fiction, bensì di una notizia vera. Del resto non scopriamo certo ora che, fino ai primi anni del ‘900, nell’Europa dell’Est c’era la simpatica prassi di impalare o decapitare i cadaveri delle persone sospettate di essere dei vampiri. Non a caso gli storici hanno trovato diverse tombe contenenti i resti di persone decollate o trafitte da paletti di ferro (materiale più utilizzato rispetto al canonico frassino citato nei film della Hammer).
Tralasciando per un momento la storia dei succhiasangue polacchi, che potete leggere nel mio ebook, vi riporto alcuni altri casi di corpi e ossa di vampiri ritrovati in varie parti del mondo…
Le esecuzioni di persone sospettate di vampirismo non riguardavano però soltanto l’Europa slava. Ci sono casi simili registrati in buona parte del Vecchio Continente, dal medioevo all’Ottocento.
Proprio all’inizio del 1800 risale la sepoltura di un uomo adulto, nei pressi di un piccolo borgo sull’isola greca di Lesbo. Quando la tomba fu scoperta, lo scheletro appariva inumato con diversi chiodi di ferro lunghi otto pollici, conficcati rispettivamente nel collo, nelle anche e nella zona pelvica. Questo non era altro che il metodo locale per impedire al vampiro di resuscitare dalla bara.
Nel 2012 sono stati trovati due cadaveri a cui qualcuno aveva riservato un rituale simile. Questa volta il fatto riguarda la cittadina di Sozopol, in Bulgaria. La coppia di salme aveva il petto trafitto da chiodi metallici, una variante dell’esecuzione in uso nelle isole greche. A dire degli esperti, i due scheletri risalgono più o meno al ‘500, il che li rende tra i più antichi presunti non-morti rivenuti in Europa, tra i circa cento casi documentati.
Celebre è anche il ritrovamento della cosiddetta vampira di Venezia, il cui scheletro, risalente al Sedicesimo secolo, giaceva in un sepolcro con un mattone stretto tra i denti.
La poveretta, vittima di una pestilenza, era sospettata di appartenere alle schiere dei non-morti, cosa che le costò la macabra tumulazione di cui avete appena letto. Il mattone, va da sé, serviva per impedirle di mordere, in caso di risveglio dal sonno eterno della morte.
Ci sono anche casi extraeuropei, riguardanti la scoperta di salme di individui accusati di vampirismo. Il più noto – quantomeno tra gli appassionati – riguarda un cadavere scoperto nel cimitero della piccola cittadina di Griswold, nel Connecticut. Durante i lavori di ristrutturazione, a inizio ‘800, gli operai rinvennero lo scheletro di un uomo seppellito con la testa mozzata e depositata tra le gambe. Proprio come nel caso dei vampiri polacchi.
Le analisi effettuate in seguito sui resti dello sconosciuto rivelarono che era stato ucciso dalla tubercolosi, malattia che lo aveva reso pallido e deperito, tanto da far sospettare ai suoi compaesani di aver contratto il morbo dei nosferatu.
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